Kedoshìm…

L’inizio della parashà di Kedoshìm prescrive un obbiettivo estremamente ambizioso: “Siate santi come santo sono Io, il Signore vostro Dio”. Secondo Ramban ciò significa che tutta la nostra vita, anche dove non ci sono prescrizioni precise della Torà deve essere improntata alla santità. Il testo sottolinea che questa mitzvà viene data a tutta la Comunità dei Figli d’Israel; non ai sacerdoti, non ai Maestri ma a tutti indistintamente. L’idea è che tutti possano raggiungere i livelli più elevati. Qualcosa di simile avviene nel periodo dell’òmer. In 49 giorni un popolo di schiavi si deve elevare fino a poter sentire direttamente la parola di Dio cioè al livello della profezia. Si pretende molto ma questo pretendere molto è sempre stata una delle caratteristiche dell’ebraismo. La tradizione ebraica si rivolge all’intero popolo ebraico, non ai singoli individui spiritualmente elevati e pone a tutti obbiettivi estremamente ambiziosi che ovviamente non sempre vengono raggiunti. È tuttavia importante intraprendere un percorso che sia in continua ascesa. Quest’idea è in controtendenza rispetto a una concezione educativa che si è fatta strada negli ultimi anni secondo la quale dobbiamo sempre porci obbiettivi minimi, non pretendere troppo. Secondo la tradizione ebraica invece gli obbiettivi devono estremamente alti e il percorso per raggiungerli graduale.

Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano

(19 aprile 2013)