In cornice – Nei meravigliosi teatri di Chagall
Il mondo ebraico della nativa Vitebsk e la vita dello shtetl con gli uomini in preghiera, il teatro, il mercato, gli animali da accudire. Poi il dolore della guerra e dell’esilio con le persecuzioni, i villaggi in fiamme, i popoli in fuga nell’Europa travolta dall’atrocità del conflitto e la nuova dimensione della pace riconquistata. A mettere in scena quest’imperdibile percorso attraverso la vita e le opere di uno dei più celebrati pittori del Novecento è il Musée du Luxembourg di Parigi che in Chagall, tra guerra e pace propone un centinaio delle sue opere che arrivano dalla Francia e da altri paesi. E a confermare un rinnovato interesse per quello che è considerato uno dei massimi cantori del mondo ebraico arriva un’ulteriore mostra alla Kunsthaus di Zurigo, dall’eloquente titolo “Chagall. Maestro dell’arte moderna” che mette in risalto il suo contributo all’Avanguardia e si concentra invece sul periodo 1911-1922, gli anni del primo Chagall, quelli in cui, tra il soggiorno francese (1911- 1914) e il ritorno nella Russia destabilizzata dalla Rivoluzione (1914-1922), l’artista si afferma come maestro dell’arte moderna, sviluppando uno stile tutto suo, aperto alle influenze del Fauvismo, del Cubismo, dell’Espressionismo, ma sempre legato a quella tradizione culturale ebraica, senza la quale, ammette lui stesso, “non sarei diventato un artista”. Rileggere oggi Chagall riserva dunque molte sorprese che vanno di là dell’innegabile impatto estetico dei suoi lavori. La chiave della fascinazione esercitata dall’artista, uno dei massimi protagonisti del Novecento, che ha conosciuto una rivoluzione, due guerre e l’esilio, risiede forse nell’inconfondibile mix di tradizione e novità che anima la sua opera e dà voce, sulla tela, alla memoria dei suoi incontri, dei suoi viaggi e della sua patria. Pur nutrendosene, Chagall ha infatti saputo affrancarsi dalle regole e dai codici del pensiero modernista, dal cubismo al surrealismo ed è riuscito a testimoniare in modo eloquente la sua epoca e il suo mondo con il linguaggio del figurativo. La mostra parigina ripercorre la sua traiettoria a partire dalla dichiarazione della prima guerra mondiale attraverso quattro momenti chiave: la guerra in Russia, il periodo fra le due guerre, l’esilio negli Stati Uniti e il ritorno in Europa. Sono passaggi spesso tormentati e dolorosi che attraverso i poetici caleidoscopi di Chagall ci schiudono un brano potente di storia e ci conducono alle radici della crisi che nel secolo scorso devastò l’Europa e segnò la cancellazione di quel mondo ebraico da cui Marc Chagall si era allontanato per approfondire e sviluppare la sua arte ma che mai avrebbe dimenticato.
Rebekah Dreidel, Pagine Ebraiche, aprile 2013
(22 aprile 2013)