J-Party – Un’applicazione per unire

Sembra che qualcosa stia per cambiare nell’intricatissimo mondo dei giovani ebrei italiani. Questo era infatti l’obiettivo del concorso bandito nel 2012 dall’Associazione di cultura ebraica Hans Jonas per il Premio Rebecca Benatoff, offerto da Cobi Benatoff alla memoria di sua madre Rebecca, che si proponeva di sostenere progetti che promuovessero la partecipazione dei giovani ebrei alla vita comunitaria. I vincitori sono Michele e Marco Sacerdoti, due fratelli milanesi, 30enni, che si autodefiniscono “complementari”: uno ingegnere informatico, l’altro laureato in economia, si sono messi a lavorare insieme e hanno ideato e creato un social network e la sua applicazione per cellulari, a cui hanno dato il gioioso nome di J-Party. Il social network è un vero e proprio strumento per organizzare eventi. È composto di quattro sezioni, che rappresentano i quattro pilastri indispensabili per farlo: il proprio profilo personale, una lista di contatti, l’elenco degli eventi, e una sezione interamente dedicata ai fornitori, una vetrina per chiunque abbia un servizio da offrire alla comunità, con modalità diversificate per dare sia spazio ai professionisti, sia visibilità a chi abbia un talento o una passione. Ma cosa rende J-Party davvero speciale? “Innanzitutto il fatto che il target a cui si rivolge sia molto preciso, a differenza di tutti gli altri social network che invece sono molto generalisti” spiega Michele. “J-Party – prosegue – è sagomato sulle comunità, permette di far conoscere gli eventi in tempo reale e al pubblico giusto. Venendo incontro anche a una seconda esigenza, quella della sicurezza”. Si va ben oltre l’esperienza puramente virtuale: anche in virtù del suo essere concepita primariamente come un’applicazione per cellulari, è fruibile come una vera e propria agenda. “Capita spesso che gli eventi delle comunità si sovrappongano a causa della confusione dovuta alla mancanza di comunicazione fra gli organizzatori”, osserva Marco. J-Party, accentrando tutta l’organizzazione degli eventi da parte delle diverse realtà, viene anche incontro a questo problema. Naturalmente dato l’alto tasso di tecnologia, il progetto è rivolto soprattutto ai giovani e ai movimenti giovanili, che saranno i suoi utenti primari. “J-Party può essere una grande opportunità per i giovani ebrei italiani. Anche perché – rileva Tobia Zevi, presidente dell’Associazione Hans Jonas – ci siamo resi conto che in un’epoca di precarietà esistenziale il ruolo delle comunità come aggregatori è ancora più fondamentale“. A suscitare particolare apprezzamento il fatto di poter andare oltre le comunità ebraiche stesse. “Questa applicazione – conclude infatti Zevi – potrà essere un’infrastruttura tecnologica in grado di favorire l’incontro tra le persone negli ambiti più disparati, aziende, comunità, gruppi di amici, circoli culturali o di altro genere”. Michele e Marco, che hanno sempre frequentato sporadicamente gli eventi comunitari, sentivano molto forte l’esigenza di una migliore comunicazione, proprio per consentire un maggiore coinvolgimento di chi come loro avverte distacco dalle comunità, desidera tornare, ma è sufficientemente stimolato. “Saremo pienamente soddisfatti – affermano in coro – quando saremo riusciti a rintracciare tutte queste persone”.

Francesca Matalon
twitter @MatalonF

Pagine Ebraiche, maggio 2013

(24 aprile 2013)