Time out – “Esiste anche
un antifascismo malato”
Esistono vari tipi di antifascismo e non è una novità. Fu così anche durante la guerra di Liberazione; ma un po’ per riconoscenza dall’averci liberato dall’occupazione nazifascista, un po’ per timore di svilire l’immagine eroica che il movimento di Resistenza doveva avere, si è finito per non chiarire alcuni aspetti storici che forse meritavano maggiore enfasi che oggi fanno sì che esista un certo antifascismo che non ci rappresenta. Perché non può essere un tabù affermare che già da allora i partigiani non erano tutti uguali, e che sebbene fossero tutti dalla parte giusta, alcuni combattevano con l’obiettivo sbagliato. Insieme ai partigiani bianchi e azzurri infatti, c’erano anche quelli che credevano in una rivoluzione tutt’altro che democratica. E se è vero che nel corso degli anni in molti aderirono con sincerità alla causa democratica, in tanti altri casi questo non avvenne, creando le basi per un’ambiguità nelle file dell’antifascismo presente ancora oggi. L’ambiguità di chi, nascondendosi dietro la bandiera della resistenza finisce per negare la libertà tanto quanto coloro che una volta erano i loro nemici. Quell’antifascismo malato che rifiuta il confronto democratico, che impedisce ad un Papa di tenere una lezione in un’università, che brucia bandiere d’Israele e nega alla Brigata Ebraica il diritto di scendere in piazza. Un antifascismo che segue il solco di chi, già da allora, della democrazia liberale,non voleva proprio saperne e da cui forse, anche in termini storici e politici bisognerebbe prendere maggiormente le distanze. Senza il timore che la nostra fede nell’antifascismo che ci ha regalato un’Italia democratica e liberale possa essere messa in discussione da chi forse, antifascista per davvero non lo è mai stato.
Daniel Funaro
(25 aprile 2013)