I piccoli numeri
Ieri gli stati generali dell’ebraismo italiano hanno toccato moltissimi temi importanti, tra indagine interna, educazione e informazione. Quando si parla di educazione mi stupiscono sempre le critiche alle scuole ebraiche aperte: mi piacerebbe che un giorno qualcuno mi spiegasse perché si ritiene che sia meglio per i ragazzi ebrei frequentare scuole pubbliche con attività di Shabbat e durante le feste, dove la religione cattolica fa capolino da tutte le parti e dove difficilmente si incontreranno coetanei ebrei, anziché frequentare scuole che garantiscono la possibilità di osservare le mitzvot, in cui si insegnano ebraico ed ebraismo e che favoriscono conoscenze e amicizie tra le famiglie delle Comunità. Probabilmente qualcuno tende a dimenticare i nostri piccoli numeri, che sono emersi con chiarezza anche a proposito di comunicazione (i nostri media devono tener conto del pubblico non ebraico) e di otto per mille (come ha notato Guido Vitale, non ci preoccupiamo abbastanza di capire chi sono i nostri amici e cosa si potrebbe fare perché aumentino). Il vantaggio dei piccoli numeri e’ che basta poco per aumentarli: cinque ragazzi ebrei in una classe sono cinque volte meglio di uno solo, ogni firma dell’otto per mille in più per l’Ucei diventa utile e importante. Così ci ricordiamo più facilmente che ciascuno di noi può fare la differenza.
Anna Segre, insegnante
(26 aprile 2013)