Moked 5773 – Ebraismo e società
All’interno del Moked non poteva mancare un momento di riflessione sulla percezione della realtà ebraica italiana da parte del mondo esterno. Lo spunto è stato offerto in un workshop di venerdì pomeriggio da Betti Guetta, ricercatrice del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, che nel 2012 ha condotto un’indagine qualitativa sul pregiudizio antiebraico in Italia.
Indispensabile una prima analisi delle forme in cui l’ostilità antiebraica si manifesta e definisce. Solitamente è indicata con il termine antisemitismo, per indicare atteggiamenti e comportamenti contro gli ebrei in quanto tali. Ma il termine è diventato onnicomprensivo e inadatto a descrivere le sue varie componenti, le varie gradazioni in cui esso viene espresso. Inoltre induce a pensare che riguardi soprattutto la violenza fisica, i momenti altamente drammatici, e non anche una mentalità che si esprime quotidianamente tramite gli stereotipi, in una normalità solo apparentemente inoffensiva. “Userò dunque il concetto di pregiudizio antiebraico, che rimanda alla psicologia sociale, perché questa parola consente di considerare l’ostilità antiebraica come una delle tante manifestazioni di un meccanismo mentale e comportamentale, legato al principio dell’economia attraverso cui si sviluppa il pensiero umano”.
L’indagine è stata condotta su individui appartenenti alla classe sociale media di tre città, Milano, Roma e Verona. Il metodo è stato quello dei focus group, ovvero gruppi di persone stimolate a esprimere la loro esperienza di contatto con il mondo ebraico e la propria percezione di esso sia attraverso il dibattito sia per mezzo di alcune rappresentazioni iconografiche. “Sono ancora presenti molti stereotipi del passato, ma i più diffusi sono quelli legati all’idea che gli ebrei e le comunità ebraiche costituiscano un gruppo chiuso, un blocco monolitico caratterizzato da un fortissimo spirito di solidarietà”, ha illustrato Guetta. “Questo tipo di stereotipo, che si può invece facilmente smentire osservando la vivacità del dibattito interno al mondo ebraico italiano, – ha proseguito- dipende molto dal fatto che in un momento di crisi come quello attuale si guarda con invidia a gruppi di persone in grado di fornirsi aiuto reciproco, e sempre più spesso il malessere è legato al desiderio di entrare a farne parte”. La studiosa ha concluso con un avvertimento: “Il pregiudizio oggi è da considerare tanto pericoloso quanto l’antisemitismo. Mentre quest’ultimo infatti è ben visibile e tenuto sotto controllo dalle istituzioni, il pregiudizio è presente, anche se in modo latente, anche in coloro che non esprimono nessun tipo di giudizio, né favorevole né ostile, ma che costituiscono la fascia più consistente della popolazione e soprattutto sono più facilmente manipolabili dachi avesse cattive intenzioni”. In sala, tra gli altri, il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
Francesca Matalon twitter @MatalonF
(28 aprile 2013)