imbroglio…

Fra le mitzwòth che la Parashà elenca – sottolineando che esse sono state date “sul monte di Sinày” (e che quindi hanno lo stesso peso del Decalogo) – compare quella che suona: “non imbrogliate ognuno il suo socio”. A prima vista potrebbe sembrar strano un accento così forte su questa mitzwà, che tra l’altro è già affermata pochi versetti prima, con le parole “non imbrogliatevi l’uno con suo fratello”. C’è chi spiega la cosa affermando che un versetto parla dell’imbroglio fra persone in buona fede, che si sentono fratelli, mentre l’altro versetto parla dell’imbroglio fra un imbroglione e “il suo socio” negli imbrogli. Per questo motivo in questo caso il versetto prosegue dicendo “e temerai il tuo D.o”, perché se si cerca di imbrogliare il proprio compagno di malefatte è evidente che non si ha paura della sua possibile reazione. Ma la Ghemarà’ (Bavà’ Qamà’ 117) ci riporta un episodio che sembra porre più problemi che soluzioni. Si racconta del grande Maestro Shemu’èl, che comprò presso un non ebreo un vaso d’oro, e mentre pagava quattro monete “nascose una moneta”. Perché un Grande come Shemu’èl imbroglia il non ebreo? Perché la cosa ci viene raccontata? In realtà, lo scopo della Ghemarà’ è di fornirci un esempio positivo, anzi, più positivo del necessario, dato il livello di Shemu’èl. Shemu’èl si era reso conto che il vaso era d’oro, mentre il prezzo, quattro monete, poteva essere accettabile solo per un metallo più vile. Nel dubbio se il venditore era consapevole del maggior valore del vaso (e quindi del fatto che si trattava di merce rubata, venduta sottocosto) o se pensava di aver venduto un vaso privo di valore, senza rendersi conto che era d’oro, egli “nascose una moneta” in più fra le quattro che il venditore gli aveva chiesto. Se il venditore fosse stato zitto, sarebbe stato segno che era contento di aver imbrogliato a dovere il Maestro; se lo avesse chiamato per restituirgli la moneta in più, il Maestro si sarebbe affrettato a rendergli noto il reale valore del vaso e pagargli il dovuto.

Elia Richetti, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana

(2 maggio 2013)