Ebraismo e arte

L’albero della vita è caratterizzato dalle dieci emanazioni divine, dette SEFIROT. Le dieci SEFIROT sono collegate da ventidue percorsi tra di esse, come in un grafo. Dieci sono le SEFIROT, come il numero di comandamenti. Ventidue sono i percorsi, come il numero delle lettere dell’alfabeto ebraico.
Dieci più ventidue fa trentadue, il valore numerico di LEV לב, cuore. Le prime tre SEFIROT sono considerate l’energia primordiale dell’universo. Nel Tanach le prime tre SEFIROT sono espresse esplicitamente nel libro dei Proverbi (3,19):ה’ בְּחָכְמָה יָסַד אָרֶץ,כּוֹנֵן שָׁמַיִם בִּתְבוּנָה. בְּדַעְתּוֹ תְּהוֹמוֹת נִבְקָעוּ,שְׁחָקִים יִרְעֲפוּ טָל.
“Con la sapienza il Signore fondò la terra; con l’intelligenza consolidò i cieli. Per il Suo sapere gli abissi si aprirono; e le nubi stillarono rugiada.” Le prime tre SEFIROT sono quindi KHOKHMA’ (Sapienza), BINA’ (Intelligenza) e DAAT (Assennatezza). Le altre sette SEFIROT sono invece espresse in Cronache I (29,11):
לְךָ ה’ הַגְּדֻלָּה וְהַגְּבוּרָה וְהַתִּפְאֶרֶת וְהַנֵּצַח וְהַהוֹד כִּי כֹל בַּשָּׁמַיִם וּבָאָרֶץ לְךָ ה’ הַמַּמְלָכָה וְהַמִּתְנַשֵּׂא לְכֹל לְרֹאש
“A Te appartiene o Signore la grandezza, la potenza, lo splendore, l’eternità, la maestà, poiché tutto quanto è in cielo e in terra è Tuo; a Te o Signore il regno, Tu sei al di sopra di ogni dignità.”
Le ultime sette SEFIROT sono quindi la GHEDULA’ (Grandezza), la GHEVURA’ (Potenza), la TIFERET (Splendore), il NEZACH (Eternità), il HOD (Maestà), il YESOD (il Tutto), la MALCHUT (Regno).
Queste due frasi sono le basi della Torah da cui è nata la Qabalah.
Ma c’è un altro passo nella Torah in cui si parla delle SEFIROT. Nel libro dell’Esodo (31,1) si descrive come costruire il MISHKAN, tabernacolo:
Il signore parlò a Mosè “vedi che Io scelgo Bezalel, figlio di Uri, figlio di Chur della tribù di Yehudà.
L’ho ricolmato con ispirazione divina per sapienza, per intelligenza, per assennatezza, per ogni sorta di lavoro”
Esiste quindi un parallelo tra le caratteristiche di Bezalel e le prime tre emanazioni divine.
Dieci sono le sefirot, le emanazioni divine, e dieci sono i comandamenti.
Ma perché dieci e non otto o dodici?
Può darsi perché è facile numerarli con le dita delle mani?
Perché il nostro sistema numerico è fatto di dieci cifre e non di otto o dodici?
Probabilmente perché il genere umano ha dieci dita, ed il modo più facile per contare è quello di usare le dita. Se ci fosse un’altra civiltà nello spazio, i cui abitanti abbiano due mani con quattro dita ciascuna, è probabile che essi abbiano assunto un sistema numerico con otto (doppio di quattro) cifre.
Questo sistema di numerazione si chiama sistema ottale.
Ma perché Dio prima sceglie un artista per costruire il Mishkan, e dopo Egli da istruzioni così dettagliate sulla costruzione, compreso misure e materiali, forme e dimensioni?
Non è questa una limitazione alla creatività dell’artista?
La Torah dà molta importanza, ripetendo molte volte la frase “Come Dio ha ordinato a Moshe” (Kaasher tziva’ Elohim et Moshè) alle istruzioni operative, e poca importanza alla creatività di Bezalel, che viene considerato alla stregua di un artigiano.
Perché Bezalel è fondamentalmente un artigiano. Non ci sono artisti ebrei, ci sono solo artigiani ebrei.
Tutte le opere degli artigiani ebrei hanno un piccolo difetto, sono imperfette, perché si crede che la perfezione è solo in Dio.
Esaminiamo ora la parola BERESHIT:
Se prendiamo le prime due lettere della parola (BET-RESH) otteniamo la parola ebraica
BAR – figlio in Aramaico. Le prime tre lettere invece formano la parola BARA’ – ha creato
Le prime quattro: BEROSH – in testa
Le prime cinque: BEROSHI’ – nella mia testa
Tutte le lettere: BERESHIT – all’inizio
Se leggiamo queste parole dall’ultima alla prima, otteniamo una strana frase:
“All’inizio nella mia testa ho creato un figlio”
Che cosa vuole significare tutto questo?
Le prime due parole della Torah iniziano entrambe con la lettera BET,simbolo della dualità e della pluralità. Come a dire che la creazione è figlia di una connessione tra due cose.
Quale è questa connessione?
Connessione tra che cosa?
Connessione tra i primi due neuroni, che si scambiano messaggi, che “parlano” tra di loro. In questo modo nasce il pensiero.
Il pensiero nasce da una rete di neuroni, da uno scambio di segnali elettrochimici all’interno del cervello.
Non sappiamo ancora molto sul pensiero, ma sappiamo che è generato da una rete di neuroni intercomunicanti.
Il pensiero non è lineare, seriale, ma è prodotto da una rete.
Quale è l’oggetto più simile al cervello che il genere umano ha inventato? Il computer? Dove due cellule di memoria comunicano tra di loro? Oppure la rete stessa, dove due computer comunicano tra di loro?

Le prime tre lettere della Torah sono la radice del verbo CREARE: BET,RESH,ALEF.
Anche la seconda parola della Torah è la radice del verbo CREAZIONE.
C’è una ripetizione CREARE-CREARE già nelle prime due parole, e ciò rinforza il concetto di creazione, come a dire che c’è stato linguisticamente una reazione a catena, come lo scontro o l’incontro tra due elettroni o tra due atomi. O come l’incontro tra un uomo ed una donna, quello che da inizio ad una nuova vita. La parola OMANUT – ARTE -אומנות, contiene in se sia la EMUNA – FEDE -אמונה ,sia EMET – VERITA’ -אמת.
Un oggetto creato, una cosa realizzata, è tangibile, vera. Nel momento in cui l’arte esprime la fede, essa diventa verità. ARTE-OMANUT, FEDE-EMUNA, VERITA-EMET.
Nel libro dello Zohar c’è scritto che la la verità e la fede sono una coppia. La verità è femmina, mentre la fede, in Ebraico, è un termine maschile. E’ anche scritto che l’arte più sublime è la creazione di una vita, l’atto che genera un neonato. Quando la VERITA-FEMMINA incontra la FEDE-MASCHIO, l’accoppiamento produce OMANUT-ARTE. La nascita di un bambino è quindi un atto artistico, incontro tra la verità e la fede.
La parola OMANUT (arte) אומנות,ha la stessa radice della parola EMUNA’ (fede) אמונה, da cui deriva AMEN אמן.
Cioè nella lingua ebraica l’arte e la fede hanno la stessa radice, la stessa origine.
Come a dire che l’arte è fede, e che la fede è un’arte.
AMEN אמן è probabilmente la parola ebraica più pronunciata al mondo, noi stessi durante la giornata la pronunciamo decine di volte, ed altre religioni hanno utilizzato questa parola senza tradurla.
Le prime de lettere di OMANUT (arte), EMUNA (fede) ed AMEN sono ALEF (א) e MEM (מ), che insieme formato la parola EM, madre, אם
Come a dire che entrambe,arte e fede, sono in un certo senso la madre dell’umanità.
Le ultime lettere delle parole OMAN-artista e AMEN sono MEM e NUN, ovvero MAN, la manna che i nostri avi mangiavano nel deserto. Come a dire che la fede e l’arte contengono e sono in se un alimento spirituale.
Sostituiamo la ALEF di OMAN-artista, con una SAMECH ed otterremo la parola SAMAN-colui che segnala. SIMAN è un segno, LESAMEN significa segnalare o segnare. L’artista, OMAN, è quindi anche colui che segnala, che fa vedere le cose che prima non si potevano vedere. Quando si iniziò a parlare del tempo come quarta dimensione, Picasso iniziò a disegnare gli oggetti visti di fronte e visti di lato, sullo stesso piano, come ad aggiungere la dimensione del tempo sulla tela. Quando Einstein spiegò che il tempo si può comprimere ed allargare come una molla, Salvador Dalì disegnò gli orologi che si scioglievano. E quindi: quale è il legame tra l’arte e il tempo?
Come spesso capita, basta guardare le lettere ebraiche: se sostituiamo la ALEF di OMAN (artista) con una ZAIN, otteniamo la parola ZMAN, ovvero TEMPO.
L’artista e’ quindi un pioniere, avanguardia e retroguardia della storia.
Ecco perché si usa dire “All art is contemporary”, ovvero “Ogni arte è contemporanea”, ovvero anche “L’arte è testimone del suo tempo”.

Gabriele Levy, artista

(3 giugno 2013)