Un Izchor per gli ebrei di Riga
In occasione del viaggio nei paesi baltici organizzato dal progetto Kesher della Comunità di Milano ieri con una cinquantina di persone, ci siamo recati a pregare nella sinagoga Chor di Riga dove nel 1941 vi fu un massacro di ebrei nell’incendio messo in atto dai nazisti con l’aiuto dei miliziani lettoni. Nel perimetro di quella che era la più grande delle 300 sinagoghe della Lettonia, circondato dai resti delle antiche mura, ci si trova contornati da rifiuti di ogni tipo: escrementi di animali e di umani, sacchetti di immondizia, siringhe usate da tossicomani, bottiglie di alcolici, insomma un vero oltraggio alla sacralità del luogo e alla memoria delle vittime del terribile progrom perpetrato. Uno dei tanti modi di dissimulazione dei misfatti di un passato in questi luoghi ancora più rimosso e offuscato dalla più recente occupazione sovietica. Rileggendo in queste ore il saggio sui responsa dalla Shoah, curati per la Morcelliana dal professor Massimo Giuliani, sono tornato a chiedermi, assieme al compianto autore – il rav Ephraim Oshry di Kovno, se i nemici del nostro popolo, molti dei quali continuavano ad andare in chiesa, chiesero ai loro preti e ministri cosa fare degli ebrei che uccidevano e dei luoghi di culto che distruggevano. Non riesco a non scalpitare al pensiero di come queste persone, nelle loro inquietanti forme di schizofrenia religiosa, che andavano a Messa e nello stesso giorno sgozzavano poppanti, abbiano potuto trovare legittimazione nell’ambito di una religione esaltata per la sua presunta abbondanza di amore per il prossimo contrapposta a una più antica cultura accusata, viceversa, come sedicente testimone di legalismo e formalità. Mentre barbari incivili continuano a oltraggiare luoghi sacri e la memoria di vittime innocenti, noi ebrei, sulle tracce dei nostri padri, dei nostri nonni z.l e dei nostri antenati, continuiamo a cercare la forma corretta per santificare il Nome di Dio e la Sua creazione, anche prima di andare a morire e anche dopo la tragedia.
Rav Roberto Della Rocca