Nugae – Caffè sospeso
A parte che tenere in mano una tazzina piccola e colorata di caldo e profumato caffè è già di per sé un piacere della vita che non dovrebbe essere negato a nessuno. Ma la frase “ti offro un caffè” contiene qualcosa di più, una pratica sociale adorabile che costa e impegna pochissimo, una carineria informale, un fuggevole momento di compagnia a base di caffeina. Così forse si può spiegare il successo internazionale clamoroso che ha avuto l’idea del caffè sospeso: al bar si ordinano due espressi alla volta, uno per se stessi, l’altro invece già pagato per il prossimo cliente. In realtà è un grande revival, di una tradizione nata a Napoli nel secondo dopoguerra ultimamente caduta un po’ in disuso: quando qualcuno era particolarmente felice per qualcosa ordinava un sospeso, per festeggiare. Si dice che il presidente del Napoli Aurelio de Laurentiis ne paghi dieci dopo ogni vittoria della sua squadra. L’abitudine si era recentemente già diffusa in altri paesi, in particolare in Bulgaria, come via di solidarietà reciproca in tempi di crisi, un modo anonimo e rapido di offrire una bevanda calda a chi non se la può permettere. Poi qualche tempo fa John Sweeney, un idraulico irlandese rimasto disoccupato, l’ha scoperta per caso e a marzo ha aperto un gruppo su Facebook, Suspended Coffees. Oggi conta 80 mila amici, c’è un logo ufficiale da appendere nel proprio bar per segnalare che si partecipa all’iniziativa e presto anche un sito con tutti gli esercizi aderenti divisi per paese. Fra cui addirittura il ramo inglese di Starbucks, che lo fa un po’ a modo suo, devolvendo la rendita di ogni sospeso a un’associazione di beneficienza. Così è diventata una vera e propria moda di quelle virali che piacciono tanto ora, e almeno stavolta si parla degli italiani per qualcosa di buono. Le pagine Facebook dal logo beige si moltiplicano, Suspended Coffees è arrivato fino in Australia e in Giappone. E ovviamente non è sfuggito nemmeno in Israele, dove grazie ai mitici puntini ballerini dell’ebraico è stato tradotto con un gioco di parole che può significare sia “caffè in attesa”, sia “caffè in regalo”. È interessante che dentro ci sia proprio la parola matanah, regalo. Sembra che del caffè sospeso gli israeliani abbiano deciso di rispolverare e evidenziare l’idea originaria. Un regalo per chi? In verità soprattutto per chi lo fa, perché a chiunque piace condividere un momento di gioia, e spesso con un piccolo (e molto mediterraneo) slancio di generosità. Si zucchera un caffè proprio con un pezzettino della propria felicità.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche twitter @MatalonF
(12 maggio 2013)