Informazione – The Jewish State of the Net

Il mondo on-line è una realtà in continua evoluzione. Confrontarsi con i social network, con i nuovi canali di comunicazione web, le sue potenzialità e i suoi pericoli è una sfida che l’ebraismo italiano sta cercando di raccogliere nelle sue diverse declinazioni. Con l’idea di aprire uno spazio di dibattito su queste tematiche 2.0 si è aperto a Torino The Jewish State of the Net: una due giorni di confronto con esperti del mondo della comunicazione web, ospiti legati all’informazione ebraica on-line e all’universo social. Una cornice, inoltre, per festeggiare i cinque anni dalla nascita del Portale dell’ebraismo italiano e mettere a fuoco i progetti per il futuro della piattaforma dell’informazione.

Ad aprire la tavola rotonda, i saluti del presidente della Comunità ebraica di Torino Beppe Segre. Si è poi entrati nel vivo analizzando le complessità della gestione dei gruppi Facebook nella realtà ebraica. A portare la propria esperienza, dopo l’introduzione della giornalista Rossella Tercatin, Loredana Spagnoletto di Binah cui è affidata l’amministrazione del gruppo Facebook del movimento tutto al femminile che ha partecipato alle ultime elezioni UCEI . “Un gruppo che è uno spazio di dibattito – spiega – attraverso cui è possibile veicolare ai vertici malumori o aspettative della base”. Post e commenti, dunque, come megafono delle istanze degli iscritti alla comunità con confronti anche aspri su diverse tematiche. “Noi cerchiamo di non censurare nessuno ma le regole sono necessarie. Abbiamo cercato di moderare i toni dei commenti e, dopo un inizio molto focoso, le persone hanno in generale capito la necessità di prendersi la responsabilità di quanto scrivono e limitare la polemica”.

Una delle problematiche delle discussioni nei gruppi, anche in ambito ebraico, è la questione della trasparenza: l’esistenza di fake, di profili finti, spesso i primi ad accendere gli animi con duri attacchi a singoli o istituzioni, mascherandosi dietro identità fittizie. Non solo, l’esistenza di fake è un tema sensibile sul fronte dell’accessibilità a dati privati di persone iscritte a determinati gruppi. Un tema delicato in ambito ebraico, con la preoccupazione rispetto alla gestione dei dati sensibili e la loro accessibilità all’esterno. “Per l’Ugei – spiega Gady Piazza, studente di Informatica – abbiamo scelto di lasciare il nostro gruppo su Facebook privato ma non invisibile in modo da permettere alle persone interessate di avere comunque un modo per contattarci”.

I social network, dunque, sono uno strumento per creare una community virtuale, un modo per mettere in connessione le persone e dare e condividere informazioni in un tempo molto rapido ma che necessitano di regole e confini in continua evoluzione.

Un accenno sul primo palcoscenico del mondo dei social, gli Stati Uniti, lo offre Simone Somekh, blogger e studente liceale con un’esperienza oltreoceano alle spalle, che sottolinea il grande impatto che sta avendo Twitter e sulle prospettive che sta aprendo in Italia dell’universo dei cinguettii.

Le nuove tecnologie hanno dato la possibilità alla minoranza ebraica di trovare uno strumento prezioso per raccontarsi. Un esempio, legato alla Comunità di Milano, è Mosaico. Ne ha parlato ai presenti una delle collaboratrici del giornale, Laura Brazzo.

A chiudere la prima sessione, Alberto Giusti, intervenuto in veste di esperto di web marketing, che traccia una panoramica sulle diverse possibilità di monetizzare attraverso internet. Iniziative che si allacciano al mondo dell’informazione ebraica con la possibilità di utilizzare la pubblicità per finanziare “una causa forte”. Prospettive, che secondo Giusti, possono aprire un fronte nuovo sulla raccolta dell’Otto per mille.

Daniel Reichel