Qui Torino – Le lingue del mondo per Primo Levi
Scrive Primo Levi in Se questo è un uomo: “Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile”. Sono proprio le parole il filo conduttore del reading in 13 lingue organizzato dal Centro internazionale di studi Primo Levi su idea dell’associazione Villa Emma di Nonantola per rendere omaggio alla figura del grande intellettuale torinese in occasione del 50esimo anniversario dalla pubblicazione de La Tregua. In una Sala Rossa stracolma di pubblico studenti delle più variegate provenienze geografiche e linguistiche, introdotti da Fabio Levi e Domenico Scarpa, danno voce all’opera di Primo Levi. Si parte con la poesia Il supertite, che viene recitata in arabo, per soffermarsi idealmente sulle varie tappe del viaggio compiuto da Levi nei territori dell’Europa centro-orientale e arrivare al capitolo finale, Il risveglio, letto integralmente in italiano dall’attore Walter Malosti. In tutto tredici lingue – dal cinese al romeno, dal russo al bulgaro – e una fortissima scia di emozioni in tutta la sala. Sul palco salgono anche Maya e Jonathan Even, studenti israeliani della scuola Emanuele Artom, che si cimentano nella lettura in ebraico de ‘La torre di Babele’, brano estrapolato da Se questo è un uomo (pagine 67 e 68) in cui l’autore ricorda l’odio per “il sogno demente di grandezza dei nostri padroni, il loro disprezzo di Dio e degli uomini, di noi uomini”. Temi che torneranno successivamente in un nuovo appuntamento (Perché crediamo a Primo Levi?) con al centro la quarta lezione dell’intellettuale. In dialogo Scarpa e Mario Barenghi.
(17 maggio 2013)