Qui Torino – Yosef Yerushalmi e la storia che continua a far discutere
“Per risolvere i dilemmi del presente il senso comune dice di interrogare il passato, nella convinzione che il passato indichi l’ipotesi più rassicurante. Ma la questione è, ci ricorda Yerushalmi, che dentro a quel passato la regola consolidata non è stata automaticamente la porta verso il futuro. Non sempre quei re di cui si è stati servitori entusiasti, comunque convinti, hanno salvato. E comunque non sempre la scelta a chi affidarsi è stata delle migliori. Ma, anche, la scelta opposta di per sé non implica la soluzione del problema, perché rimane inalterata, e soprattutto irrisolta, la questione tra il senso della propria azione e la capacità di produrre una condizione di reciprocità tra contraenti, uno degli aspetti essenziali di pensare politicamente”. Così David Bidussa, storico sociale delle idee, nell’introduzione al volume Servitori di re e non servitori di servitori (ed. Giuntina) tratto da una conferenza svoltasi a Monaco in cui il grande pensatore Yosef Yerushalmi, scomparso nel 2009, si interroga su alcuni aspetti politici della storia ebraica. Un testo carico di significato che è stato tra gli happening più significativi di queste prime ore di Salone. A presentare l’opera lo stesso Bidussa e il direttore di Rcs libri Paolo Mieli che negli scorsi giorni, in concomitanza con l’uscita del volume nelle librerie, ne aveva illustrato peculiarità e spunti di riflessione con un lungo intervento apparso sulle colonne del Corriere della sera. “Gli ebrei protetti dai re ma detastati dalla plebe”: questo il titolo, dai toni molto forti, che era stato scelto ad evidenziare – sul filo dei ragionamenti di Yerushalmi – come il legame consolidato tra i poteri costituiti e le comunità ebraiche abbia finito per alimentare in numerose circostanze sentimenti fortemente antisemiti nella popolazione.Tra i vari passaggi destinati a far discutere un’inaspettata rilettura delle responsabilità dell’Italia in camicia nera nella deportazione e nello sterminio degli ebrei. “Yerushalmi – osserva Mieli – si spinge fino ad assolvere in qualche modo il regime spagnolo di Francisco Franco e persino l’Italia fascista (‘Il massimo cui arrivò Mussolini furono le leggi razziali del 1938, ma l’eliminazione finale di un quinto degli ebrei italiani non fu opera sua’). Parole che immaginiamo provocheranno qualche reazione di sdegno o quantomeno una discussione accesa”.
(17 maggio 2013)