Qui Torino – “Calabria, l’emozione di sentirsi non solo benvenuti ma soprattutto bentornati”

“La componente ebraica della società, per sopravvivere, fu costretta ad inabissarsi così profondamente da sembrare inesistente, ma più che una realtà fu un’illusione ottica, un’apparenza. Ora i tempi sono maturi e si sono create le condizioni favorevoli per far riemergere non solo dalla terra i reperti archeologici ma anche nelle menti e nei cuori lontani ricordi tramandati di generazione in generazione nell’intimità delle case. Un’operazione culturale di grande portata e di grande interesse oltre che umano anche scientifico; un’operazione alla quale siamo orgogliosi di partecipare e che ci ha procurato forti emozioni quando, sia dai rappresentanti politici e religiosi che dalla popolazione aperta e ospitale, ci siamo sentiti dire non solo benvenuti ma soprattutto bentornati”. Così il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nel ricordare la drammatica espulsione degli ebrei di Calabria del 1541 e il processo di recupero e valorizzazione di quell’importante capitolo di storia ebraica meridionale che è oggi possibile portare avanti grazie alla nuova sensibilità che si è diffusa tra le istituzioni e in tutta la società calabrese. Occasione dell’intervento l’incontro ‘La Bibbia di Reggio Calabria e il legame antico tra Ebraismo e Meridione’ svoltosi allo stand della Regione Calabria. Ad essere esposto un antico e prezioso commentario di Rashì, primo testo a caratteri ebraici mai stampato al mondo (Reggio Calabria, 1475). Padrone di casa l’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri, che ha voluto sottolineare la ‘mutazione genetica’ della Calabria. “Da terra di emergenza a terra di opportunità. È con questo spirito – ha spiegato – che sosteniamo con crescente entusiasmo e coinvolgimento la riscoperta di una presenza ebraica nella regione. Un elemento imprescindibilmente legato a questa terra dove da secoli convivono identità e minoranze diverse”. Numerosi gli interventi che sono seguiti. Rav Roberto Della Rocca, direttore dei dipartimenti Educazione e Cultura UCEI, ha posto al centro della sua riflessione il ruolo del commentario di Rashì nel panorama interpretativo ebraico ricordando come la censura da parte cristiana, in questo contesto, avvenne prettamente su aspetti di esegesi e approfondimento dei testi e non sulla Bibbia in quanto tale. “Fu soprattutto il Talmud ad essere preso di mira”, ricorda il rav elencando le persecuzioni e i roghi che imperversarono in tutta Europa. Quindi un appello alla fratellanza e alla reciproca comprensione le tre religioni abramitiche che si fondi su una comunanza di valori che devono essere condivisi. Sulla stessa lunghezza d’onda rav Amedeo Spagnoletto, sofer, che ha elogiato la ‘visione’ del tipografo Avraham Ben Garton e la sua capacità di cogliere immediatamente le potenzialità offerte dalla stampa a caratteri mobili. Un riferimento anche all’opera di Rashì, tra i primi commentatori che a contatto con situazioni apparentemente inspiegabili, con estrema umiltà, scrive nelle sue note “Non so cosa voglia dire”. Di ampissimo raggio il quadro storico offerto da Giancarlo Lacerenza, docente dell’Università Orientale di Napoli, che ha spiegato come il commentario non costituisca una meteora ma uno dei tanti elementi che testimoniano quanto profonda e radicata fosse la presenza ebraica calabrese. “Oggi è possibile ricostruire gran parte di questa storia grazie a una vasta documentazione. A mancare – chiosa il professore – è invece una raccolta di tradizioni orali”.

Intervento conclusivo per Silvia Godelli, assessore alla Cultura della Regione Puglia e autentico motore della riscoperta del Meridione ebraico grazie all’iniziativa intrapresa nel 2009 con il festival Negba e ad altri appuntamenti che hanno riscosso coinvolgimento ed entusiasmo trasversalmente distribuiti. Ad essere sottolineato è anche lo straordinario lavoro svolto sul territorio dallo studioso Cesare Colafemmina, da poco scomparso, le cui ricerche sono oggi una pietra miliare per quanti vogliano avvicinarsi a questo mondo.

Adam Smulevich