Tabernacolo…

“Essi imporranno il Mio nome sui figli d’Israele, e Io li benedirò. Ed avvenne, nel giorno in cui Moshè terminò di erigere il Tabernacolo…(Bemidbar 6:27-7:1)”
Rabbì Chayym Yosef David Azulay sottolinea che la parola כלות (Kallot – terminò) può riferirsi alla figura della sposa. Questa allegoria, collegata ai versetti precedenti in cui si comanda ai Kohanim, coloro che serviranno all’interno del Tabernacolo, di impartire la berakhà-benedizione al popolo d’Israele, riconduce a quanto detto dai maestri del Talmud: chi non ha una moglie è in uno stato di assenza di benedizione (TB Yevamot 62b). Nel giorno in cui si entra nella Chuppà (baldacchino nuziale) con la sposa, allora “possa benedirti l’Eterno…” (Bemidbar 6:24). Costruire una famiglia ebraica vuol dire costruire un tabernacolo che possa ospitare la Presenza divina…

Adolfo Locci, rabbino capo di Padova

(20 maggio 2013)