Periscopio – La sofferenza degli animali
Dell’interessante incontro svoltosi lo scorso venerdì 10 maggio presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli – in occasione della pubblicazione del numero della Rassegna Mensile di Israel dedicato alla sofferenza degli animali – ha già parlato martedì 14, Ilana Bahbout, a cui va un plauso, insieme a Luisella Battaglia, Lorenzo Chieffi e gli altri organizzatori, per avere voluto e realizzato l’importante incontro, ottimamente introdotto e moderato da Maria Valeria Del Tufo.
Vorrei soltanto segnalare, a tale proposito, che la tavola rotonda, così come la pubblicazione del numero monografico della Rassegna (da apprezzare, oltretutto, per la leggiadra apertura verso il linguaggio artistico, attraverso il corredo di suggestivi disegni e poesie), si collocano nel solco di un importante filone della speculazione di pensiero ebraica, avviato già agli inizi del scolo scorso (pensiamo al grande Rav Cook), ma fortemente lievitato nell’ultimo ventennio – ampiamente testimoniato dai numerosi contributi apparsi su questo portale e sul mensile Pagine Ebraiche -, volto a definire i doveri dell’uomo verso le altre creature viventi. Un movimento culturale di grande profondità e intensità etica, che tende a una sostanziale risignificazione delle stesse Sacre Scritture, nelle quali la tradizionale interpretazione dell’uomo come “re del creato” viene di fatto abbandonata, a favore di una nuova assunzione di responsabilità.
Si tratta, in un certo senso, di una sorta di rivincita postuma di Spinoza, la cui esclusione dalle Comunità ebraiche del suo tempo fu in buona parte dovuta proprio alla sua pretesa – al’epoca giudicata inconcepibile – di estendere a tutti gli esseri viventi la stessa dignità di creature divine, compartecipi della natura spirituale di tutto il creato.
Oggi, di nuovo, l’ebraismo riflette sul fatto che l’uomo è accomunato a tutti gli altri esseri senzienti, innanzituto per la medesima capacità di soffrire. I libri di Giobbe e del Qohelet, da questo punto di vista, non riguardano più soltanto la specie umana, ma tutta la natura cosciente. Ma, se l’uomo soffre come gli altri animali, è differenziato da loro per il fatto che è consapevole non solo della propria sofferenza, ma anche di quella delle altre creature. E’ questa, e solo questa, forse, l’unica vera differenza tra l’uomo e le altre forme di vita, ed è evidente che è una differenza che non porta alcun diritto, ma solo doveri.
Difficile dire dove questa riflessione potrà condurre, ma il fatto che essa esista, e coinvolga un numero sempre crescente di uomini di pensiero e di azione – rabbini, giuristi, scienziati, filosofi, veterinari, allevatori, semplici cittadini – mi pare, di per sé, un fatto di notevole significato.
Francesco Lucrezi, storico
(22 maggio 2013)