Setirot – Esserci o non esserci

Leggere che, a Firenze, una conferenza organizzata dall’Istituto universitario europeo di Fiesole in collaborazione con il Financial Times e Le Monde è stata boicottata da due ministri francesi per la presenza di Tariq Ramadan mi ha fatto tornare alla mente un episodio di alcuni anni fa che mi piace condividere con i lettori di “setirot” e sul quale vorrei riflettere. Dunque: i ministri dell’Interno Manuel Valls e per i Diritti delle donne Najat Vallaud-Belkacem (nata in Marocco) hanno disertato i lavori della sessione dedicata a Migrazioni e Cittadinanza quando hanno saputo che tra gli oratori ci sarebbe stato anche l’ultra-discusso studioso dell’Islam, Ramadan appunto, nipote del fondatore dei Fratelli Musulmani Hasan al-Banna. Il gesto, così, a caldo, ispira adesione, però non so se hanno fatto bene.
Alcuni anni fa, infatti, nell’ambito del Quinto salone del libro storico, nel Tempio di Adriano a Roma, fui invitato a discutere di Islam tra conflitto e dialogo insieme a Tariq Ramadan, Khaled Fouad Allam e Wlodek Goldkorn. Ramadan, nella sua assoluta ambiguità e però sicura preparazione, è abilissimo nello sgusciare tra le domande e anche quel giorno riuscì a procurarsi le simpatie di un (per altro numerosissimo) pubblico attento e qualificato. Le Primavere arabe erano di là da venire e a un certo punto Ramadan affermò che «la democrazia di Israele non è migliore delle dittature dei Paesi che lo circondano». Allora io presi il microfono, e portai ad esempio di quanto false fossero le sue parole la differenza di trattamento degli omosessuali nello Stato ebraico rispetto a Paesi dove i “luti”, i contronatura, froci, finocchi vengono ammazzati. Dalla platea, all’improvviso, scoppiò un fragoroso applauso, Ramadan balbettò qualcosa… era stato “smascherato”.
Forse, talvolta, è meglio esserci che non esserci.

Stefano Jesurum, giornalista

(23 maggio 2013)