…riflessione

“Marlene e Leni” (Feltrinelli) è un libro di Gian Enrico Rusconi su due figure significative della cinematografia tedesca opposte, per passioni, stili, identità politiche: Marlene Dietrich e Leni Riefenstahl. La prima va via dalla Germana nel 1930 rinuncia alla cittadinanza tedesca nel 1939 e prende quella statunitense; la seconda è l’artefice dei grandi docufilm del Reich nazista.
Rusconi scavando in quelle in ciò che ciascuna delle due donne scrive sottolinea come nei loro racconti autobiografici, nei diari, nelle lettere, nelle interviste che rilasciano ci sia sempre un margine di non detto, di reticente, di costruito, di alluso.
Quello di Rusconi è un testo che fa capire con pacatezza che cosa sia la vita reale, senza miti.
E io mi chiedo: perché sull’ultimo libro di Sergio Luzzatto – “Partigia” (Mondadori) – che pure è un libro che ha punti che non condivido, non si riesce a proporre una riflessione con la stessa pacatezza?
Cos’è che in quel libro disturba e perché molte questioni di carattere generale che quel libro giustamente pone, non attirano l’attenzione dei critici? Perché tutti si concentrano sulla prima metà del libro e non vogliono a discutere dei contenuti della seconda, quella dedicata ai processi ai carnefici? Perché la continuità dei corpi dello Stato, tra fascismo, Repubblica di Salò, Repubblica italiana che pure emerge con estrema forza da quelle pagine e che è un aspetto non meno essenziale di quel libro, non sollecita una discussione pubblica?

David Bidussa, storico sociale delle idee