Qui Trieste – La minaccia del populismo

Quattordicesima assemblea plenaria del World Jewish Congress (WJC) a Budapest. In rappresentanza di 38 comunità ebraiche nel mondo 500 partecipanti hanno discusso i temi più urgenti riguardanti l’antisemitismo, il processo di pace in Medio Oriente, la situazione delle minoranze ebraiche nei paesi arabi e il dialogo interreligioso. La sera precedente l’avvio dei lavori i sostenitori del partito Jobbik hanno sfilato in segno di protesta contro l’incontro del WJC, sventolando le bandiere utilizzate dal regime nazista in Ungheria, “pregando” per la fine del sionismo e chiedendo a gran voce che i parlamentari e i dipendenti pubblici con doppia cittadinanza ungherese-israeliana siano costretti a dimettersi. Il tema dell’antisemitismo ha occupato una gran parte dei lavori. In chiusura, il WJC ha approvato 3 risoluzioni: “WJC resolution on the Middle East Peace Process”; “WJC resolution on Hezbollah terrorism” e “WJC resolution on antisemitism”, quest’ultima condanna in modo esplicito l’antisemitismo in Ungheria. Nella risoluzione, il WJC fa appello a tutti i paesi europei, “in particolare quei paesi dove la popolazione ebraica è stata decimata nei campi di sterminio nazista” chiedendo di rendere “illegale la pubblica negazione della Shoah.” Su questo versante occorre qui prendere atto con azioni concrete della situazione definita “preoccupante” in Ungheria, Grecia e in Germania, dove si assiste alla crescita esponenziale di movimenti il cui consenso trae linfa da demagogia populista xenofoba, razzista e antisemita. Vorremmo riprendere l’enfasi data all’indifferenza culturale davanti al fenomeno di recupero del revisionismo storico in chiave antisemita. Secondo i delegati WJC, ogni tentativo di rendere illegale i partiti di estrema rischia deve essere ben ponderato per evitare il rischio di portare a questi ultimi ancor più consensi. Negli interventi dal palco è stato evidenziato il carattere euroscettico che accomuna tutti gli schieramenti di ispirazione neonazista a livello europeo. Le derive populiste che hanno preso piede nella UE sfociano nelle loro espressioni estreme di xenofobia e antisemitismo a causa della crisi attuale definita anche una “crisi di valori”, che trova sfogo nel venerazione di una ideologia malata e che quindi gli sforzi delle comunità ebraiche e delle forze democratiche devono far sì che la popolazione sia diretta da guide fortemente ispirate da un’etica condivisa. A questo proposito appare quanto mai urgente la necessità di stilare una “carta dei valori” per la riaffermazione dei principi di tolleranza e della valorizzazione della diversità. LA DISCRIMINAZIONE E IL VALORE DEL DIALOGO INTERRELIGIOSO Durante il convegno è emersa la necessità di difendere i principi democratici minacciati da crescenti atti di discriminazione e razzismo di cui sono oggetti i membri delle minoranze etniche e religiose in Europa. La rappresentante ungherese del EJC ha denunciato le misure discriminatorie già attuate nei confronti della popolazione rom e ha invitando i rappresentanti WJC giunti da ogni parte del globo a vigilare a livello nazionale poiché “quando una minoranza viene discriminata impunemente, significa che la democrazia è in pericolo”. “Apparteniamo a religioni diverse ma condividiamo gli stessi valori etici: le religioni abramitiche incorporano la stessa visione dell’uomo la cui missione è raggiungere il piano più elevato della sua esistenza umana.” La frase è stata pronunciata dal presidente del Comitato Centrale del Muhammadiyah, Indonesia, e presidente onorario del World Conference for Religions and Peace (WCRP), durante la sessione dedicata alla libertà di culto. “La religione è per gli esseri umani e per l’umanità intera. I nostri nemici comuni sono la povertà, la discriminazione, l’ingiustizia.” Ci sentiamo di condividere il valore del dialogo interreligioso come strumento di prevenzione del pregiudizio. “Dobbiamo credere nel potere costruttivo del dialogo come fonte di nuove opportunità per le società che conduce all’identificazione di soluzioni a problemi comuni”, ha aggiunto. Il cardinal Peter Erdo, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, arcivescovo di Esztergom- Budapest, ha ricordato le parole di forte condanna degli atti di discriminazione e antisemitismo pronunciate dai rappresentanti delle chiese, unitamente agli appelli al rispetto reciproco da parte dei membri delle diverse religioni. La battaglia contro l’antisemitismo “va condotta anche insieme alla Chiesa”, ha affermato dal palco Ronald Lauder, presidente del WJC, a Budapest. Vorremmo reiterare questo appello evidenziando quanto affermato recentemente dal deputato bulgaro Latchezar Toshev, membro dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, il quale ha recentemente presentato la proposta di candidatura al Premio Nobel per la pace della Chiesa ortodossa bulgara per il suo consistente contributo nel salvataggio di 50mila ebrei bulgari durante la Shoah. “È un esempio che dimostra che persone di religioni diverse possono schierarsi a difesa dell’altro rischiando la propria sorte e questo può essere d’incoraggiamento per quanti prendono le decisioni oggi, di non aver paura nel difendere le posizioni giuste, nonostante il prezzo anche alto da pagare”, ha detto in una recente intervista a Sir. La proposta di Toshev gode del sostegno della comunità ebraica bulgara. Vorremmo altresì ricordare che il presidente del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca Nikolaus Schneider, il quale ha ricevuto la medaglia “Buber-Rosenzweig” dal Consiglio tedesco di coordinamento della Società per la cooperazione ebraico cristiana, ha esortato le Chiese a intervenire contro il razzismo e l’antisemitismo. Il suo appello ha trovato eco nelle parole del cardinal Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Berlino. L’ANTISEMITISMO “NON È SOLO UN PROBLEMA EBRAICO” Ciò che emerge nelle riflessioni degli oratori è la necessità di concordare strategie condivise per frenare il crescente antisemitismo in Europa, causato dal vuoto valoriale che ha preso corpo nei movimenti populisti di ispirazione neonazista che hanno raccolto sempre maggiori consensi raggiungendo il loro apice negli ultimi anni. Vorremmo unirci alla necessità evidenziata dai delegati WJC di attuare strumenti di contrasto ed elaborare provvedimenti legislativi in tutti gli Stati membri contro il crescente antisemitismo, razzismo e xenofobia. L’antisemitismo non è solo un problema ebraico; è il paradigma del sonno della ragione, il trionfo della propaganda che raccoglie consensi con l’annichilimento del codice etico che sottende alle creazione delle società democratiche europee sancite nella Dichiarazione Schuman; è la diffusione della propaganda dell’odio, la ricerca del capro espiatorio, che sia esso appartenente alla minoranza ebraica, rom, migrante, o membro di una comunità religiosa minoritaria. PROPOSTE Vogliamo qui condividere una serie di proposte per il recupero dei valori fondanti delle società democratiche sulla base di quanto emerso nei tre giorni della plenaria del WJC: 1. L’adozione di provvedimenti a tutela della democrazia integrati nel sistema legislativo nazionale dei diversi paesi membri. A questo riguardo nella plenaria del WJC a Budapest l’associazione internazionale di giuristi ebrei (International Jewish Lawyers Association) ha annunciato l’elaborazione di strumenti legislativi in merito. L’associazione ha già al suo attivo una proficua collaborazione con molte comunità ebraiche nel mondo. “La lotta all’antisemitismo è una battaglia per la democrazia”, ha detto un delegato intervenuto in sala. 2. L’adozione di strumenti educativi ad hoc nelle scuole di ogni ordine e grado, in considerazione del crescente negazionismo e revisionismo storico registrato negli ultimi anni anche tra gli studenti. 3. La promozione di iniziative di dialogo interculturale per frenare le derive dei fanatismi religiosi in tutta Europa. A questo riguardo andrebbe potenziato il confronto in tutti gli ambiti, per sancire il diritto alla libertà religiosa e la conoscenza dell’altro, scevro da stereotipizzazioni. 4. La creazione di un tavolo permanente di contrasto e prevenzione dell’antisemitismo in rete con le altre comunità ebraiche a livello europeo, di concerto con rappresentanti del Parlamento europeo e con il Consiglio d’Europa. “Siamo forti quando uniamo le forze”, ha affermato un delegato EJC durante il convegno.

Eva Ruth Palmieri, Consigliere dell’Unione delle Comunità Pagine Ebraiche, giugno 2013

(29 maggio 2013)