Tuteliamo le scuole ebraiche o i giovani ebrei?
Democrazia, antifascismo, uguaglianza, rispetto, diritto alla diversità, capacità di pensare con la propria testa. Sono questi i valori che lo stato italiano ha l’ambizione di trasmettere ai giovani attraverso la scuola, e mi sorprende che su queste pagine qualcuno la consideri una pretesa “degna dei peggiori totalitarismi”: ogni società, in ogni luogo e tempo, si regge su un certo numero di valori condivisi ed è normale che le leggi si preoccupino di regolare le modalità con cui trasmetterli alle giovani generazioni. Peraltro sono valori che dovrebbero essere propri di ogni scuola pubblica, statale e non, quindi mi pare che in realtà i discorsi sullo “stato etico”, ecc. non siano particolarmente pertinenti (a meno che non si voglia affermare che tutte le scuole statali d’Italia hanno la pretesa di inculcare altri valori, non condivisi da tutti e non condivisibili: in tal caso pregherei chi fa tali affermazioni di spiegarmi quali sono, perché in tanti anni di scuola pubblica, prima da allieva e poi da insegnante, non me ne sono mai accorta). In realtà, al di là delle pretese questioni ideologiche, il discorso verte sui soldi, e quando si parla di soldi, come in tutti i casi in cui si parla di risorse non illimitate, mi pare che troppo spesso si dimentichi che dare a qualcuno significa inevitabilmente togliere a qualcun altro. Anche in altri ambiti sentiamo tante volte invocare pluralismo e democrazia a sproposito, in difesa di un privilegio: c’è chi nelle assemblee si lamenta perché gli viene tolta la parola dopo un intervento di mezz’ora (e gli altri che hanno chiesto di parlare?), chi si offende perché non gli viene pubblicato un articolo che occuperebbe mezzo giornale (e gli altri articoli?), chi chiede soldi per sé senza preoccuparsi di capire a chi e come dovrebbero essere tolti. Allo stesso modo, non ci si preoccupa minimamente dell’entità dei tagli che hanno colpito le scuole pubbliche statali negli ultimi anni, degli organici sempre più ridotti, delle classi sempre più numerose, dei progetti sempre più difficili da realizzare. Se con gli stessi soldi lo stato dovesse aumentare i finanziamenti alle scuole non statali la situazione non potrebbe che aggravarsi ulteriormente. Il fatto è che a qualcuno non sembrano interessare molto i giovani ebrei italiani (probabilmente la maggioranza) che frequentano le scuole statali: al di là di ogni considerazione ideologica, siamo sicuri che sia nell’interesse dell’ebraismo italiano danneggiare i ragazzi ebrei?
Anna Segre, insegnante