Nugae – Knaidel contro kneydl

Oltre i pancakes, elemento immancabile dei film americani, o per lo meno delle commedie di teenager ambientate in scuole con gli armadietti, sono le gare di spelling. Ci si mette in piedi su un palcoscenico, e davanti a una platea addormentata si ripete una lettera per volta una serie di parole contorte e dal dubbio significato per i comuni mortali. Queste competizioni sono piuttosto famose, in tutte le scuole medie del paese ci sono piccoli mostri dell’ortografia, che divorano dizionari e vengono chiamati Bees, api, e i migliori partecipano alla finale nazionale della Scripps National Spelling Bee, addirittura trasmessa in televisione. Quest’anno è stata vinta dal 13enne del Queens Arvind V. Mahankali, ma a quanto pare potrebbe esserci un errore. Una delle parole con cui ha dovuto cimentarsi era quella che indica gli gnocchi di matzah tipici della cucina ashkenazita. Knaidel o kneydl? Secondo il Webster’s Third New International Dictionary, il lessico ufficiale su cui si basa la gara, lo spelling corretto sarebbe knaidel, come ha sillabato il piccolo campione. Ma invece secondo i linguisti del YIVO Institute for Jewish Research, l’istituzione riconosciuta come l’autorità suprema in materia di yiddish, si scrive kneydl. Così, immancabilmente, si è scatenata la polemica. Samuel Norich, ex direttore del YIVO nonché attuale editore delle edizioni inglese e yiddish del Jewish Daily Forward, ha espresso la sua frustrazione, dal momento che l’yiddish non è una lingua propria di nessun paese e dunque non è mai stata realmente formalizzata, e dunque “lo spelling knaidel, essendo stato sentito dal mondo intero in tv, finirà per entrare nell’uso”. Le redattrici di un infinito e accuratissimo articolo del New York Times, che titola “Alcuni affermano che lo spelling di una parola vincente non fosse kasher”, hanno persino riportato i pareri di alcuni ultraottuagenari partecipanti di madrelingua yiddish a un acceso dibattito a pranzo in una comunità ebraica del Bronx, che naturalmente non sapevano mettersi d’accordo. Ma, a prescindere da quale sia lo spelling corretto di una parola in una lingua la cui traslitterazione in caratteri latini resta effettivamente e inevitabilmente arbitraria, la vera vittima di tutto ciò è Arvind. Come poteva prevedere di ritrovarsi catapultato in uno di quei dibattiti che solo nel mondo ebraico possono esistere, e che probabilmente non avrà mai fine, questo gracile adolescente di origine indiana che i kneydl o knaidel non li ha nemmeno mai assaggiati? Disgraziato: d-i-s-g-r-a-z-i-a-t-o.


Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
twitter @MatalonF

(9 giugno 2013)