…laicità

Ogniqualvolta si parla di etica si ha la sensazione di essere antiquatamente retorici. Ma esiste una filosofia che, nell’interesse delle scuole ebraiche, si affatica a difendere il ben più diffuso interesse privato delle scuole cattoliche, e ciò, contro l’evidente e superiore interesse morale dello stato. Ossia: se una cosa è nel mio interesse è giusta a prescindere, ed è de facto il bene comune. Non tutti la pensano così. L’Educazione, come la Sanità, è uno di quei servizi che devono essere garantiti, per tutti, dallo stato. Se poi desidero che mio figlio studi Torah e si prepari al Bar Mitzwah, allora devo impegnare qualcosa di mio per realizzarlo, senza aspettarmi regali e privilegi da altri. Credo che l’etica dell’ebraismo – del mio ebraismo, almeno – ragioni così. E ragiona così anche in merito ai privilegi economici sbalorditivi di cui beneficia la Chiesa cattolica in Italia, facendo pagare a tutti costi che dovrebbero pesare solo sui privilegiati di turno. Si dovrebbe poi valutare l’impatto che ha sui valori laici della società e sulla gestione politica del paese il risultato di un’educazione confessionale cattolica, il cui fine ultimo non è certo garanzia per le ‘verità’ diverse da quella Vaticana. Peraltro, dispensare lo stato dal dovere di formare la coscienza civile dei suoi cittadini significa lasciare il futuro nelle mani di un interesse privato. E, come ha dimostrato lo scorso ventennio, la cosa non gioca a favore della salute né morale né economica del paese. Il problema vero, alla fine, non è se finanziare le istituzioni private, quanto migliorare l’efficienza di quelle pubbliche. Anche questa è filosofia, e, siccome la reputo nitida e consapevole, sono lieto di averla appresa, da ebreo che non ha mai rinunciato per un attimo al suo ebraismo e alla sua cultura ebraica, in una scuola laica statale.

Dario Calimani, anglista

(11 giugno 2013)