Scuola – Idee diverse, parole chiare

Prendendo parte a un vivace confronto riguardo ai valori in gioco sui modelli di scuola pubblica e di scuola privata, il mondo ebraico italiano non si è lasciato sfuggire una nuova occasione di divisione. Non è un segreto, e non è necessariamente un male, se all’interno dell’ebraismo italiano vivono sensibilità differenti. Anzi, questa estrema pluralità e questa voglia di restare ciononostante assieme, è forse proprio quell’elemento di forza che ha accompagnato la più antica comunità della Diaspora in due millenni di storia italiana difficile e gloriosa. Grande rispetto, da parte della redazione, per le idee di tutti gli opinionisti che hanno scelto di intervenire in questo dibattito. Ma serve qualche parola chiara per evitare anche il più lontano rischio di malintesi.
Meglio ribadire al lettore ancora un’ennesima volta, tanto per cominciare, che le opinioni pubblicate su queste pagine, a meno di una chiara avvertenza in contrario, non possono rappresentare in alcun modo la posizione ufficiale delle istituzioni dell’ebraismo italiano. Lo scriviamo già ogni giorno in coda a questo notiziario, ma non si sa mai, meglio abbondare perché nessuno possa fare finta di non essersene accorto. Solo gli organi dirigenti dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e delle Comunità possono ovviamente rappresentare priorità e posizioni a nome dell’intera collettività.
In mezzo a posizioni tanto diverse e apparentemente lontane fra loro, infine, il lavoro dei giornalisti non può essere solo quello di registrare passivamente le diverse voci. Deve essere anche quello di mettere in evidenza quello che ci unisce. Ecco qualche spunto.
Crediamo che tutti gli intervenuti possano concordare sul fatto che i valori di laicità dello Stato stanno a cuore a tutti gli ebrei italiani.
Speriamo allo stesso tempo di non sbagliare dicendo che tutti, ognuno con la propria sensibilità, possono ben comprendere che le scuole ebraiche costituiscono un patrimonio inestimabile e un presidio irrinunciabile per il futuro dell’ebraismo italiano. Le Comunità che hanno l’alto onore e l’immenso merito di gestire una scuola, e l’Unione al loro fianco, non hanno solo il diritto, ma anche il dovere di tentare ogni strada intelligente e opportuna per difendere l’equilibrio di questi istituti da cui dipende molto del nostro futuro. Facendolo, aprendo strade nuove e ipotesi diverse, cercando senza ipocrisie, pregiudizi e rigidi ideologismi le soluzioni compatibili, cercando di tenersi alla larga dai provincialismi e dai campanilismi che talvolta ci fanno perdere di vista i modelli praticati nel resto del mondo ebraico, tutelano il futuro dell’ebraismo italiano e rendono onore all’eredità di conoscenza, di studio e di accettazione reciproca che ci tramandiamo di generazione in generazione.
Dividersi nei dibattiti sulle pagine dei giornali è certo entusiasmante. Talvolta può esserlo ancora di più costruire qualcosa assieme, portando ognuno il proprio diverso contributo. Per il futuro della Scuola ebraica, ne vale certo la pena.

gv

(11 giugno 2013)