Time out – Pubblico e privato
La scelta del governo greco di chiudere la tivù di Stato ha scatenato qualche invidia qui in Italia. La vicenda greca ha in realtà dei contorni tutti particolari che non permettono di fare paragoni con il nostro caso, ma che in realtà offrono spazi per degli spunti interessanti. Riprendendo un po’ le polemiche di questi giorni, vale forse ancora la pena di chiedersi quale ruolo spetti allo Stato e quale all’individuo. Non esistono esigenze morali superiori a cui lo Stato deve rispondere; il compito dell’istituzione statale non è infatti quella di diffondere delle verità, ma di ottenere per sé il monopolio della violenza (per dirla alla Bobbio), garantire l’alternanza delle forze politiche e la minore interferenza possibile nella vita delle persone. Si potrebbe obiettare che non è auspicabile vivere in un paese senza valori: niente di più vero. Il problema è che i valori non si impongono per legge, ma dipendono dalla maturità e dalla libertà di una società. Se fosse lo Stato a stabilirli, dovrebbe per forza di cose sceglierne alcuni ed escluderne altri. E con quale logica? Nella migliore dei casi con quella di chi governa, il che non è auspicabile. Già Tocqueville qualche secolo fa spiegava come il successo degli Stati Uniti dipendesse dalla scelta di non voler imporre valori divisi alla base dello Stato. Lo Stato nasce per servire gli individui, non il contrario. E se i privati in maniera concorrenziale vogliono esprimerli, ben venga. La democrazia si fonda sulla tutela dello spazio individuale e ciò che insegna il ventennio fascista è che è uno Stato troppo forte a minacciare la libertà e non l’opposto. Per questo va difesa la libera scelta nel campo dell’educazione, così come è auspicabile, per tutta una serie di altre ragioni, la soppressione di una televisione pubblica, pagata dai contribuenti. Non è con una presenza invasiva dello Stato che noi ebrei saremo più sicuri, ma con un forte limite al suo intervento in campo politico ed economico. Proviamo a limitarle il campo d’azione e vedrete che anche la condizione degli ebrei ne risentirà in positivo.
Daniel Funaro
(13 giugno 2013)