limiti…
All’inizio della parashà di questa settimana si parla della cosiddetta mucca rossa la cui cenere veniva usata per purificare dall’impurità da contatto con un morto. Il midràsh racconta che un giorno un non ebreo disse a Rabban Yohannàn ben Zakkài che questo rituale sembrava un atto di magia. Yohannàn ben Zakkài rispose paragonando il rituale della mucca rossa a quello in uso in altre culture per eliminare gli spiriti maligni. Il suo interlocutore fu soddisfatto dalla risposta. Non così gli allievi di Yohannàn ben Zakkài che chiesero: “A noi che cosa dici?” La risposta si potrebbe sintetizzare in questo modo: È un decreto divino ma non ho una spiegazione razionale di questo decreto. Secondo Rav Biniamin Lau la prima risposta è simile a quella che potrebbe dare un antropologo culturale. Ogni popolo ha i suoi usi e costumi più o meno razionali, dobbiamo semplicemente prenderne atto senza discuterli. Questo tipo di risposta però non soddisfa gli allievi di Yohannàn ben Zakkài. Per loro non si tratta semplicemente di usi e costumi ma di Torà. La risposta di Yohannàn ben Zakkài agli allievi è: Non lo so! Non ho una spiegazione razionale. In realtà è una risposta decisamente migliore della prima. “Non lo so” significa prendere coscienza dei propri limiti, prendere coscienza che non tutto è spiegabile razionalmente. È meglio ammettere di non sapere che cercare una risposta pur che sia. Una risposta che sarà nella maggiore parte dei casi semplicistica e banale.
Alfonoso Arbib, rabbino capo di Milano
(14 giugno 2013)