Qui Firenze – Mercati e valori a confronto Leggi dell’economia, leggi della giustizia
Alla luce della crisi che ha scosso l’intero sistema economico internazionale, economisti, esperti del settore, semplici cittadini si sono trovati di fonte a una domanda fondamentale: questo modello economico funziona o deve essere ripensato? La risposta non è univoca e molteplici i punti di vista, come dimostra il secondo appuntamento con il seminario Mercati e valori organizzato dalla redazione del Portale dell’ebraismo italiano www.moked.it e Pagine Ebraiche, in collaborazione con la Comunità ebraica di Firenze. A dare, secondo il proprio ambito di studio, un quadro e degli spunti di riflessione sui nuovi scenari economici l’economista Fabio Ranchetti, già docente di Economia Politica all’Università di Pisa, lo storico Giacomo Todeschini, docente di Storia Medievale all’Università di Trieste, e il consulente delle Banca d’Italia Giorgio Gomel. Tre campi diversi per comprendere gli intrecci tra dinamiche che apparentemente appaiono distanti. E così il pauperismo teorizzato secoli fa dalla scuola francescana torna – come sottolinea Todeschini – come modello proposto dalla Chiesa di fronte alla crisi economica e di valori che affligge in particolare l’Occidente. Valori che secondo Ranchetti – tra le firme economiche del Corriere della Sera e intervenuto in occasione della presentazione del dossier Mercati e Valori del numero di giugno di Pagine Ebraiche – sono rimasti fuori dalla scienza economica: “nella concezione comune l’economia deve essere Wertfrei, libera dai valori, una scienza avalutativa che studia strumenti e mezzi perché si arrivi a un risultato nel modo più efficiente possibile”. Secondo l’economista, però, questo sganciamento tra valori come equità e giustizia non è possibile in ambito economico anzi “l’equità è condizione necessaria perché vi sia efficienza nel mercato”. Una condivisione di piani tra morale ed economia che per Ranchetti deve avvenire anche sul piano dello studio della disciplina economica: “l’incapacità di dare risposte all’attuale crisi riflette un’incapacità di dialogare tra diverse discipline. Non basta la scienza economica, il dibattito deve essere aperto alla storia, la filosofia, le religioni, la letteratura”. Un’affermazione che sottolinea l’attualità di studi come quello del professor Todeschini sui modelli economici cristiani sviluppatisi nel Medioevo. “L’economia della povertà proposta dalla Chiesa, con radici nella scolastica francescana, vorrebbe risolvere la situazione macroeconomica attraverso alla rinuncia al superfluo ma – afferma lo storico – nell’idea che se ciascuno rinuncia a qualcosa tutti stanno meglio manca un passaggio: il problema della redistribuzione della ricchezza”. Un modello in cui la povertà è un valore. Concetto che non trova spazio nella tradizione ebraica, dove, afferma lo storico, la povertà è un problema da risolvere, una lacuna della società da risolvere ad esempio “con un meccanismo di soccorso del povero attraverso il prestito gratuito in base all’idea che questi così tornerà attivo sul mercato del lavoro e potrà restituire il debito”.
Debito e credito sono temi centrali nel dibattito sul futuro in particolare europeo come ricorda Giorgio Gomel, intervenuto sul ruolo delle Banche centrali nel nuovo orizzonte che si prospetta davanti al Vecchio continente. “Come ha scritto recentemente George Soros – afferma Gomel – l’Europa corre il rischio di spaccarsi in due: da una parte i paesi creditori, dall’altra i debitori, la cosiddetta periferia”. Un disequilibrio che rischia di spaccare in due l’Europa con l’Italia, vista la stagnazione di cui soffriamo, che vorrebbe avere uno sguardo sul futuro ottimista ma in costante sofferenza. “Non siamo falliti dal lato finanziario – spiega Gomel – le banche hanno tenuto ma dal lato dell’economia reale abbiamo subito pesanti perdite, con il rischio di implosione che ancora aleggia sul nostro paese”. Il problema è trovare delle ricette sostenibili, visti i risultati poco edificanti della rigida imposizione dell’austerità. Forse una risposta arriverà attraverso uno studio diverso dell’economia come auspicava Ranchetti. Le domande sui modelli economici da applicare rimangono comunque aperte e, come si è visto, anche l’ebraismo potrebbe fare la sua parte in questo fondamentale dibattito.
Daniel Reichel
(19 giugno 2013)