Qui Firenze – Mercati e valori a confronto. Istruzione, investimenti e visione del futuro

Davanti a un panorama italiano che non sembra cambiare mai, le nuove generazioni hanno perso fiducia nel paese e guardano all’estero come unica soluzione per avere delle prospettive per il futuro. “Non abbiamo aggredito i nodi strutturali della nostra economia – sottolinea Levy, dirigente della Banca centrale italiana – e continuiamo a pagare e conseguenze di politiche inefficienti”. A guardare schemi e grafici, con l’Italia spesso ultima nelle classifiche tra i paesi occidentali per produttività e competitività economica, essere ottimisti sembra difficile. “Le eccellenze però ci sono anche da noi – ricorda Botticini, docente all’Università Bocconi – dobbiamo rivalutare, soprattutto attraverso i media, e cercare di dare un messaggio positivo ai giovani”. Il problema però appare sistemico con la Banca centrale che da anni suggerisce soluzioni rimanendo per lo più inascoltata e senza una riforma su larga scala, un’inversione di rotta non è possibile. La mancanza di una visione più ampia, di una progettualità di lungo corso ha costretto l’Italia a correre una gara in perenne debito d’ossigeno. Manca la certezza del diritto con tempi della giustizia civile interminabili, ricorda Levy, manca un investimento serio sull’istruzione. Eppure, come emerge dal libro di Maristella Botticini e Zvi Eckstein I pochi eletti, un esempio della proficuità sul lungo periodo di questo tipo di investimento c’è da secoli: nell’economia rurale che a lungo ha caratterizzato l’Europa e non solo, l’alfabetizzazione – dovuta a precetti religiosi – della comunità ebraica ha permesso l’affermarsi nell’epoca dell’urbanizzazione (sotto l’impero musulmano) di una parte di questo mondo nella realtà economica commerciale. “Per secoli – spiega Botticini – l’obbligo di mandare i figli a studiare la Torah, l’obbligo dell’istruzione di carattere religioso non aveva dal punto di vista economica un impatto positivo sulle famiglie che anzi pagavano un costo alto per questa scelta”. Rinunciare a braccia da lavoro in favore dello studio non aveva apparentemente nessun beneficio. “ Nell’epoca però dell’urbanizzazione sotto l’impero musulmano – tra 700 e 800 – gli ebrei sono stati tra i primi a spostarsi dal mondo agricolo alle città e verso le professioni commerciali”. La capacità logica acquisita dallo studio della Torah, l’alfabetizzazione, hanno facilitato l’inserimento di una parte del comunità ebraica nell’economia globale urbana permettendone la professionalizzazione. Un investimento, dunque, quello sullo studio a lungo a perdere ma da cui, addirittura dopo secoli, sembra aver reso i suoi frutti. “Una volta fatto il salto da agricoltore a commerciante, con l’acquisizione di una professionalità specifica e di un benessere famigliare maggiore, non si è tornati indietro ma si è avuta una moltiplicazione a livello generazionale”. I fattori per lo sviluppo in questo senso di una parte del mondo ebraico su cui si sofferma il libro di Botticini e Eckstein – che ripercorre la storia ebraica dalla distruzione del Tempio del 70 e.v per arrivare al XV secolo – sono diversi e hanno avuto un interesse a livello internazionale trasversale, tanto che presto il libro (apparso prima in inglese, poi in italiano ed ebraico) sarà tradotto in diverse lingue tra cui in cinese. Un testo che apre molteplici fronti di discussione e a cui seguirà una seconda parte che giungerà fino all’età moderna.

Daniel Reichel
(20 giugno 2012)