…Ferrara
Andy Mossack, corrispondente del Jewish Chrlonicle, ha postato poco tempo fa un bell’articolo che presenta la comunità di Ferrara, la sua storia e il suo presente. A me sembra un buon modo per diffondere in Europa e nel mondo la semplice conoscenza dei tesori che sono racchiusi nell’’anima dei nostri centri ebraici. Un’oculata politica di recupero e valorizzazione del patrimonio culturale ebraico non può, in questo senso, che passare attraverso una attenta politica di comunicazione, che non mancherà di avere effetti e ricadute positive sulle comunità stesse. E non si tratta qui di ritornare per l’ennesima volta sulla polemica – sempre presente – fra “monumentalizzazione” del passato ebraico contrapposta alla vita ebraica vera, quotidiana, vissuta giorno per giorno in maniera attiva e non con lo sguardo rivolto al glorioso passato. In realtà mettere a disposizione dei numerosi visitatori ansiosi di conoscenza i luoghi dell’Italia ebraica, significa aprire gli stessi luoghi a nuove forme di vita, molto spesso vita ebraica. Lo si vede ad esempio negli occhi commossi dei gruppi di ebrei che vanno a Padova ogni anno a visitare e a pregare sulle tombe di Isac Abravanel, di Juda Mintz, del Maharam Me’ir Katzenellenbogen o di Rav Moshe David Valle. Lo si vede nella ritualità inedita ma commovente delle Chavuròth che attorno alla tomba di quest’ultimo si riuniscono ogni anno al suono commosso dello shofar. L’incontro di esperienze ebraiche differenti non può che arricchire e rendere consapevoli coloro che volenti o nolenti si trovano a custodire una storia secolare, e lo scambio assume sempre una dimensione di crescita reciproca. Nostra responsabilità è, credo, quella di rendere accessibili e conoscibili dei luoghi che non possono rimanere chiusi in uno scrigno.
Gadi Luzzatto Voghera, storico
(21 giugno 2013)