In Israele per ricordare Carlo Maria Martini. Rav Richetti: “Esperienza molto positiva”
“Un’esperienza davvero positiva, un’atmosfera splendida e tanti nuovi rapporti di amicizia a tutti i livelli”. Il presidente dell’Assemblea rabbinica italiana rav Elia Richetti è tornato da poco da Israele ed esprime grande soddisfazione nel raccontare il viaggio in memoria del cardinale Carlo Maria Martini. Un centinaio di persone hanno visitato Israele spaziando dai luoghi sacri alle istituzioni fondamentali dello Stato moderno e della sua storia, senza dimenticare gli importanti momenti di incontro, dal sindaco di Tel Aviv Ron Huldai al rabbino capo della città Yisrael Meir Lau e all’ambasciatore italiano Francesco Maria Talò. Un viaggio, nato su iniziativa di rav Giuseppe Laras, rabbino capo emerito di Milano e protagonista con Martini, di pagine fondamentali del dialogo ebraico-cristiano (rimasto in Italia per motivi di salute) e animato dal suo assistente Vittorio Robiati Bendaud, che ha visto la partecipazione, fra gli altri del cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi e di monsignor Antonio Borgonovo, arciprete del Duomo, oltre che della sorella del cardinal Martini Maris e del nipote Giovanni.
Un momento di grandissima emozione per tutti è stata senz’altro la cerimonia di inaugurazione della foresta del Keren Kayemet LeIsrael, il Fondo nazionale ebraico, dedicata al cardinale (nella foto del KKL la stele commemorativa): piantati i primi alberi alla presenza, tra gli altri, dell’ambasciatore Talò, del presidente del KKL Italia e della sua sezione milanese Raffaele Sassun e Silvio Tedeschi, di rav Eugene Korn, direttore dell’Istituto israeliano per la comprensione e la cooperazione ebraico-cristiana, mentre messaggi di adesione sono arrivati tra gli altri, dall’arcivescovo di Milano Angelo Scola, dal rabbino capo ashkenazita di Israele Yona Metzger, da papa Francesco, che ha lodato l’iniziativa. E un’ulteriore bella notizia per la foresta, che nasce nei pressi della cittadina di Givat Avni, sul lago di Tiberiade, è che potrà contare molto in fretta su 5mila alberi, grazie al contributo della Veneranda Fabbrica del Duomo, che è andato ad aggiungersi a quello di centinaia di persone desiderose di rendere verde un pezzo di deserto nel nome di Martini. Un’idea che è molto presente e radicata in chi ha familiarità con la storia di Israele e con l’opera del Keren Kayemet, ma che ha conquistato tutti, come sottolinea rav Richetti. E, spiega ancora il presidente dell’Ari, ricco di momenti significativi è stato l’intero viaggio “Ha colpito molto i partecipanti la visita alla sala in cui David Ben Gurion lesse la Dichiarazione d’Indipendenza, ma anche la modestia della sua abitazione. Hanno colpito la Corte suprema israeliana e le spiegazioni circa il sistema giuridico dello Stato ebraico, poi lo Yad Vashem, l’incontro con rav Lau, che ha parlato della sua visione del dialogo e del suo rapporto con i pontefici, e in particolare con Giovanni Paolo II, che era legato a rav Lau da un ricordo molto speciale dei tempi della sua vita di giovane prete a Cracovia: un importante rabbino che passava sotto le sue finestre per andare al tempio con i suoi dieci nipoti, il nonno di rav Lau”.
Il viaggio ha segnato anche una prima volta nella preghiera comune al Kotel, con i Salmi recitati ad alta voce in ebraico e in italiano “ed è stato bello vedere la curiosità prima, e la reazione positiva poi, di tanti haredim presenti” racconta rav Richetti, che ricorda anche la Kabbalat Shabbat al Tempio italiano di Gerusalemme per il gruppo, e poi la cena tutti insieme “molti mi hanno detto quanto questo abbia permesso loro di capire davvero il significato dello Shabbat per il popolo ebraico”.
“Penso che il punto di forza di questa iniziativa sia stato proprio quello, di consentire a chi ne aveva il reale desiderio, l’esistenza di una realtà diversa, non soltanto quella dell’ebraismo diasporico, ma cosa Israele rappresenti per gli ebrei, e cosa sia l’ebraismo nell’esistenza quotidiana. Dall’altra parte, il rischio può essere quello di non trovare persone disponibili a uscire dai propri preconcetti – conclude rav Richetti – Per il futuro, dobbiamo ricordare che questo viaggio nasce in condizioni particolari, quelle di onorare una figura come il cardinal Martini, che unica è stata nel suo rapporto con l’ebraismo. Ma senz’altro un modello di visita e incontro che possa unire luoghi e riflessioni importanti, tanto per gli ebrei quanto per i cristiani, è un modello che vale la pena studiare”.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(23 giugno 2013)