Storia di un kibbutz
Ho avuto l’onore di ospitare per un pranzo al Kibbutz Lavi il gruppo che è venuto in Israele per piantare una foresta in memoria del cardinale Carlo Maria Martini. Come ex milanese ho avuto il privilegio di spiegare in poche parole cos’è un kibbutz e soprattutto cos’è un kibbutz religioso. Questo è un tipo di incontri che facciamo con tutti i gruppi di turisti e specialmente con coloro che partecipano a un pellegrinaggio perché crediamo che il dialogo tra religioni sia una delle vie più importanti per arrivare alla pace. Noi 250 membri viviamo secondo le leggi della Torah e cerchiamo di mettere in pratica i precetti dati da D-o a Mosè e al popolo d’Israele nella realtà di una vita basata sulla uguaglianza e sulla democrazia. Il Kibbutz Lavi è stato fondato da un gruppo di pionieri che avevano lasciato la Germania nel 1938 e ‘39 con quello che si chiamava il kindertransport (la possibilità per bambini tra i 12 e i 18 anni di lasciare la Germania e scappare in Inghilterra). Durante la guerra coloro che diedero vita al kibbutz erano stati ospitati dalla comunità ebraica di Londra e nel 1949 salirono in Israele nella bassa Galilea, e scelsero una collina di 340 metri sopra il livello del mare. Molte difficoltà sono state affrontate da questi pionieri, ma dopo anni di duro lavoro, sono riusciti a costruire una comunità eccellente dove oggi vivono 700 persone di quattro diverse generazioni. L’albergo è la nostra principale attività economica, ma non bisogna dimenticare la fabbrica di arredi per sinagoghe. La nostra mobilia viene esportata in tutto il mondo: solo a Milano sei sinagoghe hanno i nostri mobili, compresa quella di via Eupili, dove se ne occupò direttamente mio padre z’’l nel 1984, e poi il tempio libanese, quello persiano, quello della scuola, l’Ohel Yaakov, Bet Yosef HaLevi e da ultimo la Sinagoga centrale. Nell’economia del kibbutz ricopre un ruolo importante anche l’agricoltura.
Tutti sono invitati a venire in Israele e passare qualche giorno da noi per una speciale visita in un’oasi davvero unica.
Guido Sasson
(25 giugno 2013)