Qui Roma – I giovani, il dialogo, il futuro

“Un momento di confronto e dibattito dal quale possono emergere valide proposte per lo sviluppo economico e sociale, in particolare per i giovani”. È la sfida delle Giornate Lateranensi organizzate dall’Università pontificia in previsione del grande meeting della gioventù di Rio de Janeiro. Un appuntamento molto atteso all’interno del mondo cattolico alla cui elaborazione e preparazione, in previsione dei tanti temi comuni all’ordine del giorno, sono stati chiamati realtà ed esponenti di altre confessioni religiose. In una specifica sessione, svoltasi nelle scorse ore, animato e ricco di stimoli il confronto volto a definire il ruolo delle religioni nelle società contemporanee in un mix di sfide, opportunità e possibili ostacoli al dialogo. Numerosi gli ospiti, accolti in sala dal magnifico rettore monsignor Enrico Dal Covolo: dall’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede Zion Evrony al docente universitario Kaled Fouad Allam, dal rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni all’ex direttore generale per le politiche migratorie del Ministero degli Affari Esteri Adriano Benedetti. Ad intervenire anche Daniel Funaro, già consigliere dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, e rappresentanti della Comunità Religiosa Islamica (Mustafa Abd Aldil Roma) e dell’Università Pontificia (Antonio Arcadi).
“Viviamo un momento in cui le relazioni tra mondo cattolico ed ebraico sono le migliori degli ultimi 2mila anni”. Così l’ambasciatore Evrony nel tratteggiare il percorso dialogico intrapreso a partire dalla Nostra Aetate la cui promulgazione, è stato ricordato, rappresentò un formidabile spartiacque nel modo in cui la Chiesa iniziò a guardare, con occhi esensibilità differenti, “ai suoi fratelli maggiori”.
Un denso riferimento a quella stagione di coraggio è arrivato anche dal rav Di Segni che spiegato, con parole di grande chiarezza, come sia oggi imprescindibile attribuire pari valore e pari dignità ad entrambi i protagonisti del percorso rifuggendo, con forza, l’idea che l’ebraismo possa appartenere a una sorta di “archeologia” del pensiero etico, culturale e religioso.
Infine l’invito formulato da Funaro affinché momenti di confronto come quelli vissuti ieri all’Università pontificia siano il più possibile proiettati in tutta la società italiana e non soltanto all’interno di aule universitarie e spazi di interazione ristretti.

(27 giugno 2013)