Andrew Pochter (1992-2013)

Si trovava in Egitto per insegnare inglese a bambini di sette e otto anni, e per migliorare il suo arabo. Questi due dettagli raccontano bene chi era Andrew Pochter, accoltellato ad Alessandria durante le proteste contro il presidente Morsi lo scorso venerdì. Un giornalista americano, avevano riportato in un primo momento i media, probabilmente la stessa cosa che devono aver pensato i suoi assassini, che volevano forse impedirgli di documentare quanto stava accadendo, anche se le circostanze non sono chiare. Andrew invece non era un giornalista, anche se, con la sua intraprendenza e curiosità verso il mondo, era già riuscito a scrivere per il sito della televisione Al Arabiya. Era uno studente di college, e soprattutto, con i suoi 21 anni, un idealista. Appassionato di Medio Oriente (aveva già trascorso un periodo di studio in Marocco dopo le superiori), il primo luogo in cui Andrew profondeva tutto il suo impegno e il suo entusiasmo, era la Hillel House della sua università, il Kenyon College, in Ohio. Hillel che da generazioni rappresenta il punto di riferimento degli studenti ebrei americani per ritrovarsi, confrontarsi, celebrare lo Shabbat e le feste lontano dalla famiglia, e per tanti la prima occasione di avvicinarsi al proprio ebraismo. Per Andrew, originario di Chevy Chase, sobborgo della capitale Washington, questi valori rappresentavano un elemento cardine, al punto da farlo diventare lui stesso manager della Hillel e da essere chiamato, lo scorso anno, a pronunciare il discorso di Rosh Hashanah per i suoi compagni. D’altronde il desiderio di aiutare gli altri era anche ciò che lo aveva spinto a trascorrere i tre mesi della sua estate in Egitto, dove era arrivato lo scorso 28 maggio. Il suo sogno era riuscire, un giorno, a lavorare per promuovere la conoscenza e la pace tra i popoli. Sicuramente, nonostante la sua giovane età, molto aveva già fatto.

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(1 luglio 2013)