Tea for Two – Adam e Binki

Se c’è una cosa che mi inquieta e mi affascina allo stesso tempo, è la coppia. E il concetto raggiunge l’apice, l’apoteosi, con le coppie di artisti. Possono essere ex: Julian Schnabel multiforme pittore ebreo che fa un film con Rula Jubreal, elegantissima e brillante giornalista palestinese. Possono essere la famiglia ‘mulino bianco’ in versione vegana e intellettuale: Jonathan Safran Foer e Nicole Krauss che bevono litri di caffè, mentre sul loro tavolo in formica troneggiano, uno di fronte all’altro, due computer portatili scintillanti che contengono i rispettivi capolavori letterari. Va bene, l’avrete intuito: invidio le coppie artistiche. Vorrei anche io vivere in un loft e girare scalza predicando l’importanza del contatto con la madre terra. Se c’è poi qualcosa che mi manda proprio fuori di zucca, sono i duetti musicali. Non pensate a quelli davvero melensi tipo Total eclipse of my heart o Don’t you breakin’ my heart. Parlo di quelli vagamente parigini, vagamente flemmatici, vagamente ‘stiamo insieme per scelta e solo fino a quando ci va’. Bene, in questo panorama da fiera della vanità rientrano i due tizi, lui e lei, dei quali si fa un gran parlare nel mondo alternativo da carta da parati stracciata anni ’70. E come potevano chiamarsi questi nouvelle Gainsbourg-Birkin? Ovviamente Adam Green e Binki Shapiro. Talmente radical quasi da farci dimenticare che sono pure vagamente ebrei (nemmeno troppo vagamente, si mormora che la nonna di Adam sia stata fidanzata con Franz Kafka, mica bruscolini…). Lui, capellone, ha già pubblicato diversi album nei quali borbottava di sigarette fumate e di amori che non dovrebbero esserci. Cosa c’è di più francese in questo? “Non dovremmo stare insieme, ma sono molto alternativo e mentre spengo mozziconi di sigarette e strimpello la chitarra; ti chiedo di accompagnarmi a comprare un divano di pelle invecchiata per la mia mansarda, ma non ti fare strane idee, ‘We are not supposed to be together’…”. Binki, oltre ad avere uno di quei nomi che definiscono il proprio destino (davvero, ti chiami Binki! Cosa ti aspetti di fare se non vivere in una comune, cantare canzoni stonate e mangiare pane di segale?), è la classica biondina che fa impazzire gli uomini. “Dimmi dove sei stata Binki?!” chiede disperato uno degli ultimi illusi mentre lei lo guarda con indifferenza, accendendosi tramante una sigaretta (andateci piano con il tabacco ragazzi!) ed indossando una maglietta a righe, dei jeans comprati al mercato delle pulci e delle ballerine rosse. Ok, la fantasia, quella che Pirandello amava definire sua sveltissima servetta, gioca brutti scherzi. Probabilmente sono noiosissimi, mangiano biscotti in scatola dalla mattina alla sera e non conoscono nessuna poesia della Beat generation. Forse Binki non è nemmeno così affascinante vista da vicino e Adam finge di strimpellare e preferisce la play station. Ma provate ad ascoltare questo duo canterino molto cool e mi saprete dire…

Rachel Silvera, studentessa

(1 luglio 2013)