Ticketless – Sfumature di grigio

Il “partigia” ritratto nella foto qui accanto è Giorgio Diena, che ci ha lasciato nei giorni scorsi. Era nato a Torino nel 1919, da una famiglia originaria di Carmagnola, omonimo del più noto amico di Vittorio Foa e autore di un importante saggio politico. Giorgio Diena non fu teorico, ma uomo d’azione. Commissario di Giustizia e Libertà, in val Varaita e poi nel torinese, ingegnere formatosi professionalmente alla scuola di Adriano Olivetti, dal carattere apparentemente spigoloso, fu custode di una vicenda famigliare sottratta all’oblio grazie alla conservazione di un importante carteggio. Il padre, un medico, prima di essere deportato, da Bolzano fece in tempo a mandare notizie alla moglie, a sua volta in contatto epistolare con i figli saliti in montagna. Paolo muore durante un combattimento in val Chisone nelle stesse ore in cui il padre viene rinchiuso e muore a Dachau. Giorgio raccoglie il testimone, ereditando dal padre l’etica della responsabilità, dal fratello la convinzione di aver fatto la scelta giusta.
Conobbi Giorgio Diena nei mesi in cui esplodeva il caso-Pansa. Per una curiosa coincidenza “Il sangue dei vinti” torna in libreria, a un decennio dalla prima edizione, che aveva turbato Diena. A confrontarlo adesso con i più ambigui libri scritti dai nipotini, che pure a suo tempo lo avversarono, pare un libro del tutto innocuo. Se uscisse oggi non avrebbe il successo commerciale di dieci anni fa. Sono cambiati i tempi, la bolla speculativa s’è esaurita, la Resistenza non attrae più schiere di lettori. Pur di salire in cima alle classifiche dei libri più venduti, ci si trastulla con le “infinite sfumature di grigio [che] uniscono il nero dei colpevoli al bianco degli innocenti”. Cinquanta sfumature sono bastate alla scrittrice inglese E. L. James per confezionare un best seller. Applicate ad una delle poche pagine di cui il nostro paese può andare fiero, le sfumature di grigio, per quanto infinite, lasciano a casa le migliaia e migliaia di lettori che dieci anni fa avevano costruito la fortuna di Pansa. Sarebbe ora di abbandonare il grigio e le sue sfumature e rivalutare i colori sgargianti della guerra partigiana.

Alberto Cavaglion