Pregiudizi
Recentemente mi è capitato di leggere, citata anche in questa newsletter, la lettera di una donna che si dichiara orgogliosamente charedit e invita a non avere pregiudizi nei suoi confronti. Un invito sacrosanto, che dovrebbe valere per tutti. Non è un pregiudizio dare per scontato che una ragazza che si presenta al Muro del Pianto in pieno agosto con le maniche corte sia una poco di buono (come mi sono sentita dire alcuni anni fa) e non semplicemente una persona che non è abituata a sopportare il caldo? Non è un pregiudizio dare per scontato che una donna ebrea che legge la Torah da un sefer lo faccia solo per un superficiale desiderio di imitare gli uomini? Non è un pregiudizio ritenere che tutte le donne ebree osservanti siano felicissime del proprio ruolo e che ogni discorso o articolo che lamenta la condizione della donna nell’ebraismo derivi esclusivamente da ignoranza?
Sia chiaro: non avere pregiudizi non significa necessariamente condividere; è più che legittimo che una donna ebrea consideri il proprio modo di vivere l’ebraismo il più appropriato, ed è anche legittimo che speri di convincere le altre donne ebree a comportarsi come lei (io, per esempio, vorrei far cambiare idea alle donne che non studiano la Torah perché la considerano una cosa da uomini, o a quelle che ritengono un segno di rispetto nei loro confronti essere relegate nella parte posteriore di un autobus). Ma non si può sperare di far cambiare idea alle persone quando non ci si preoccupa di conoscerle e di capire le loro motivazioni, o quando si dà per scontato a priori che agiscano per ignoranza, per malafede o per desiderio di offendere e provocare.
Sarebbe bello poter dichiarare: “Dicono che sono piena di pregiudizi, ma è un pregiudizio”. Chi di noi può affermarlo con tranquillità?
Anna Segre, insegnante
(12 luglio 2013)