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Confronto contro slogan

jesurumNon sono uno storico e quindi non so dire se il (gran bel) libro di Arturo Marzano e Guri Schwarz – Attentato alla sinagoga. Roma, 9 ottobre 1982; sottotitolo Il conflitto israelo-palestinese e l’Italia pubblicato da Viella – rappresenti storiograficamente una svolta. Ma certamente una svolta quel libro lo è, emotivamente e politicamente.

Intanto perché il risultato osceno dell’azione compiuta da un commando palestinese legato ad Abu Nidal – l’assassinio di un bambino di due anni, Stefano Gaj Tachè e il ferimento di una quarantina di persone – con questo libro è definitivamente strappato all’oblio in cui un Paese ambiguo come il nostro che rimuove ciò che è “difficile da gestire” lo ha tenuto per trent’anni. E c’è voluta la sensibilità del presidente Giorgio Napolitano per promettere di inserire al più presto il nome del piccolo ebreo romano tra le vittime del terrorismo.

È partendo da quella mattina lontana che Marzano e Schwarz ripercorrono e analizzano con grande onestà i molti nodi, “difficili da gestire” appunto, che sulla vicenda israelo-palestinese si sono ingarbugliati – in Italia, in Europa, in Israele – nell’ultimo quarantennio. Un percorso aspro e conflittuale non soltanto a livello internazionale, geopolitico, ma anche all’interno del confronto destra/sinistra nonché negli scontri intra-destra e soprattutto intra-sinistra.

Buona parte delle lotte all’interno del mondo ebraico italiano – contrapposizioni spesso tanto insensate quanto colpevoli – io credo abbiano a che fare proprio con tutto questo. Se avessimo la voglia, il coraggio e l’energia che ci hanno messo Marzano e Schwarz, e se ci confrontassimo aprendoci all’ascolto invece che urlare slogan a volte dementi… chissà, magari ci farebbe bene. Di sicuro farebbe bene all’ebraismo italiano.

Stefano Jesurum, giornalista

(18 luglio 2013)