…insulti

L’uso dell’insulto razzista non sembra conoscere confini. L’ultimo in ordine di tempo riguarda il deputato della Repubblica Ceca Michal Babàk che ha serenamente insultato l’ex ministro delle finanze Miroslav Kalousek nella sua qualità di ebreo. Qui a Padova ci si sente un po’ meno soli, visti i ripetuti (e penalmente perseguiti) vaneggiamenti contro il ministro Kienge, ma oggettivamente non c’è da stare granché allegri. Si assiste in tutta Europa a un rapido degenerare di linguaggi. Sembra che oramai il valore delle parole, la sostanza di cui sono fatte, la loro storia e le loro conseguenze, siano soppiantate da un’idea del tutto diversa della realtà. Una realtà virtuale, in cui se scrivi un concetto con il tuo tablet e lo cancelli con un semplice clic rimane semplicemente un errore tuo. Ma se lo scrivi e lo mandi in rete non cambia niente: aspetti un po’, annusi l’aria, vedi come la prendono i tuoi amici di facebook, e poi se ci sono reazioni negative si può sempre smentire, o dire che si è stati fraintesi. O nel caso dell’antisemitismo (sempre!) ci si affretta a dire che “non avete capito niente, che io ho molti amici ebrei ecc.”. Le parole, in definitiva, non sono più “pietre”, come predicava Carlo Levi. Prendiamone atto, ma non commettiamo l’errore di tapparci il naso per il puzzo che sale dalle fogne del web. Resistiamo, resistiamo, resistiamo.

Gadi Luzzatto Voghera, storico

(19 luglio 2013)