…memorie
Nel mese di agosto proverò a suggerire alcune idee per valorizzare la storia della presenza ebraica nel territorio italiano. Mi sembra veramente insensato che il patrimonio di memorie (fatto di cose e persone) su cui siamo seduti non venga ragionevolmente organizzato e proposto a un pubblico più ampio. La vita delle comunità è fatta anche di incontri con ospiti passeggeri, nel passato come nel presente. E si tratta spesso di incontri straordinari. Partirò da Merano, cittadina che ha conosciuto una grande fortuna come stazione climatica dalla fine dell’800 e che è stata luogo di frequentazione di personalità di grande rilievo, che hanno lasciato nei loro scritti ampie testimonianze del loro passaggio. E’ il caso di Arthur Schnitzler (1862-1931), lo scrittore del “monologo interiore”, che elesse Merano a sua residenza estiva dal 1882 al 1907. La tomba della figlia Lili, morta suicida nel 1928, è meta costante di devoti visitatori al cimitero ebraico del Lido di Venezia. E che dire di Stefan Zweig (1881-1942), che soggiornò sulle rive del Passirio dal 1908 al 1913. E quanti di noi sanno che Franz Kafka (1883-1924) nella primavera del 1920 scrisse le prime lettere alla sua Milena proprio dalla pensione “Ottoburg” di Merano? E chi sa che in altre lettere scritte all’amico Max Brod dallo stesso luogo sottolineava che la gran parte dei turisti in città erano ebrei (la città offriva all’epoca un’ampia gamma di hotel e ristoranti kosher)? Ma a Merano troviamo anche Lion Feuchtwanger (1884-1958), e Moritz Lazarus (1824-1903), il padre della cosiddetta Völkerpsychologie (psicologia dei popoli), che proprio in quella città morì ed è sepolto nel locale cimitero ebraico. Un cimitero, sia detto per inciso, che è tutto da scoprire: al suo interno troviamo un recinto che ospita i resti dei soldati ebrei morti nella Grande Guerra, ma troviamo anche la tomba di Peretz (Peter) Smolenskin (1842-1885), editore di “Ha-Shachar” e uno dei più interessanti esponenti della cosiddetta Haskalà russa. Per ognuno di questi personaggi si può costruire un intero percorso culturale. E su questi percorsi va fondata un’opera di conoscenza che mostri ai tanti visitatori la via per un rapporto più consapevole e puntuale con la storia della presenza ebraica nel Belpaese. Se non lo facciamo, se non ci attiviamo, continueremo ad assistere, rassegnati ed attoniti, alla vista di un orripilante confronto di memorie: un cimitero ebraico sostanzialmente abbandonato (anche se debitamente curato dalla comunità), posto proprio accanto al cimitero di guerra tedesco, che vi assicuro, al momento è assai più frequentato.
Gadi Luzzatto Voghera, storico
(26 luglio 2013)