Bilancio – L’Otto per mille e i nuovi criteri di ripartizione
Il mondo ebraico italiano è spesso visto dall’esterno come un’entità monolitica. Dietro questo velo di unità però troviamo ventuno comunità con strutture, necessità e problematiche molto diverse. Ci sono realtà come Milano e Roma che sono chiamate ad offrire innumerevoli servizi, altre, molto piccole, che si trovano a gestire patrimoni importanti ma con scarsità di mezzi. Ci sono scuole da tutelare e manifestazioni culturali da programmare. Ciascuna, in proporzione, richiede l’utilizzo di risorse che principalmente si traducono nell’Otto per mille, motore di fatto della vita ebraica italiana. Non è l’unico finanziamento ma la sottoscrizione volontaria dei contribuenti italiani in occasione della dichiarazione annuale dei redditi ha un peso preponderante sul futuro sia dell’UCEI sia di ciascuna comunità. Ecco perché la distribuzione dell’Otto per mille assume un ruolo chiave nel panorama ebraico del paese. Tenendo conto di queste considerazioni si comprende l’importanza che assumono i criteri per la ripartizione del gettito tra le Comunità e l’Unione; criteri recentemente oggetto di riforma (portata avanti dalla Commissione coordinata dal consigliere Davide Romanin Jacur), in nome di una più equa distribuzione. Il nuovo modello introduce un concetto fondamentale e innovativo attraverso l’inserimento di un criterio che va a premiare le realtà che raccolgono anche più preferenze per l’Otto per mille. L’impegno locale, la capacità di svolgere iniziative che richiamino la società civile a riconoscere l’importanza del ruolo ebraico diventano così rilevanti anche per la redistribuzione delle risorse. Oltre a questo principio, su più larga scala, è stato adottato un modello che individua tre macroaree: una legata alla conservazione e valorizzazione del patrimonio comunitario, una alle esigenze della collettività e caratteristiche demografiche e una fondata sul concetto di sussistenza e perequazione fiscale (in cui rientra il criterio premiante sulla capacità della Comunità di raccolta di firme per l’8‰ nella propria circoscrizione e indicizzazione alla capacità contributiva). Per dare un’idea della suddivisione, la prima area incide per il 22% sul totale della distribuzione ed è costituita da voci legate alle spese per il mantenimento delle sinagoghe in uso fino ad arrivare alla gestione dei musei o dei cimiteri. Ad abbracciare questo sistema, l’idea di proporzionalità oltre che di equità. Non è un caso che la seconda macroarea abbia grande rilevanza – quella demografica – costituendo il 54% del totale delle ripartizioni. Qui sono due gli elementi da valutare, il numero di iscritti e il numero degli iscritti in età compresa tra i 3 ed i 18 anni, per i quali la Comunità provveda a una istruzione ebraica. Si comprenderà come per una minoranza come quella ebraica, l’educazione e il mantenimento delle scuole siano di primaria importanza per il suo futuro. Il restante 24% si fonda sul principio della perequazione che – come si legge nella relazione accompagnatoria alla riforma della ripartizione dell’8‰ – è stato introdotto al fine di bilanciare le enormi differenze presenti tra le realtà del panorama ebraico italiano. “Le maggiori differenze tra Comunità si riscontrano sia nelle disponibilità patrimoniali (per cui la perequazione opera in senso proporzionalmente inverso ai proventi patrimoniali e ai redditi diversi dalla tassazione interna e dall’8‰ medesimo, in quota pro capite), sia nello stesso atto impositivo della tassazione della Comunità rispetto ai propri iscritti”. Questa ristrutturazione del modello, su cui sono stati apportati dei correttivi transitori onde evitare di penalizzare eccessivamente determinate comunità, apre diversi spunti di riflessione. Racconta di un ebraismo italiano che non solo cerca di tutelare il suo patrimonio ma vuole incentivare al suo interno aspetti fondamentali come l’educazione e all’esterno il dialogo con la società civile attraverso manifestazioni culturali e iniziative di ampio respiro. Quasi una traduzione degli obiettivi futuri per l’Unione e per le sue Comunità: tutelare i propri valori, le proprie tradizioni, ricorrendo a criteri solidali per proteggere le realtà più a rischio ma anche la necessità di aprirsi verso l’esterno, di far comprendere i propri valori al di fuori del proprio mondo. Perché è proprio la società civile, con la formula dell’Otto per mille, a garantire la maggior parte delle risorse a disposizione dell’ebraismo italiano.
Daniel Reichel, Pagine Ebraiche agosto 2013
(31 luglio 2013)