Ticketless – Ipogei
Due eccezioni in questo Ticketless. Per vedere la Fonte Aretusa, fotografata qui accanto, ci vuole la macchina (e prima l’aereo). Seconda eccezione: firmo questo Ticketless con uno pseudonimo, spiegherò perché.
Ciò che colpisce, in Sicilia, in particolare a Ortigia, è un problema per l’ebraismo consueto: la compenetrazione fra storia e tradizione e, nello specifico, il valore simbolico che hanno gli ipogei. A distanza di pochi metri fra loro si trovano tre cavità nate per diversi scopi. Hanno in comune un paradosso (siciliani ed ebrei amano i paradossi, le sfide). Accostare l’acqua salata del mare circostante (Ortigia è una piccola penisola) con l’acqua piovana o con l’acqua dolce che, soltanto qui, miracolosamente sgorga dalle viscere della terra, quasi un vulcano d’acqua. C’è il miqweh di Casa Bianca nell’antica via della Giudecca (altro paradosso: per visitarlo bisogna entrare in un Residence); c’è l’imponente ipogeo di piazza del Duomo, che nel 1943 servì da rifugio antiaereo (purtroppo oggi non visitabile) e c’è soprattutto la Fonte Aretusa, con i suoi paperi (pàpiri in dialetto) e i suoi papìri, che ho fotografato pensando alla fanciullesca gioia che provavano, fermandosi a guardarli, tanti ebrei viennesi o centro-europei. Per loro il viaggio in Italia culminava qui, tra pàpiri e papìri, dove una sorgente d’acqua dolce sfida la salsedine (c’è da ripensare a una novella di Pirandello, in proposito: s’intitola “Un goy” ed è troppo poco conosciuta).
Ho dovuto arrivare a Ortigia per capire come mai mi sento siciliano anch’io. Tra il novembre 1944 e il 25 aprile 1945, a Torino, i miei nonni materni e mia madre tredicenne si salvarono grazie alla generosità di un cassiere del Banco di Sicilia, trasferito a Torino. Nell’inverno più lungo del secolo breve i Greco furono una famiglia unita. La casa di Torino che insieme abitarono fu in quei mesi una Ortigia in miniatura. Nelle carte di identità invece che Segre fu scritto Greco. Sono sceso in Sicilia per abbracciare le figlie e i nipoti. Nel trascorrere qualche ora con loro ho avvertito la profondità antica degli ipogei.
Alberto Greco
(31 luglio 2013)