In cornice – I simboli di Genova
Può essere una fortuna rimanere all’esterno di una chiesa o perché si è trovato il portone chiuso o perché non si è voluto varcarlo: si possono apprezzare le statue, i bassorilievi, gli intarsi, le lavorazioni della pietra naturale che altrimenti rischiamo di non considerare affatto. E le si possono osservare come appassionati non solo d’arte, ma di storia in genere o meglio di storia delle idee e dei rapporti interreligiosi. La scorsa domenica, sono passato per Genova, ma mi sono trovato di fronte al Duomo medievale quando ormai era chiuso. Dopo l’iniziale delusione, ho scoperto all’esterno uno splendido mondo d’arte con un suo racconto. Ci parla dei princìpi che animavano i costruttori, e i particolare del difficile rapporto fra il mondo materiale e mondo spirituale cristiano, della paura per le idee non ortodosse, ossia di elementi che non favoriscono il rapporto con culture diverse come la nostra.
La scalinata è dominata da una serie di leoni in pietra di rara bellezza che sorreggono le colonne dei portali: lasciando perdere il significato cristiano di quegli animali (esaltati, ad esempio, perché capaci di rianimare/resuscitare i piccoli appena nati se non danno segni di vita), la sensazione che danno è di potenti guardiani che impediscono alle forze del male di entrare nella chiesa. In uno dei bassorilievi all’altezza della mano – e quindi mal conservato – si nota un sagittario armato di frecce che trascina una figura umana poco definita. Il sagittario, mezzo uomo e mezzo cavallo, simboleggia gli eretici, potenti e capaci di attirare verso il male il malcapitato buon cristiano; il messaggio è che queste figure losche vanno evitate entrando in chiesa (l’assurdo è che questa interpretazione del sagittario è tratta dal libro di Phylologus, uno gnostico/eretico egiziano del IV secolo). In alto, sul muro perimetrale esterno che dà verso la strada, si trova un bassorilievo di Giorgio – simbolo della cristianità – che uccide il drago – simbolo delle forse oscure non-cristiane. Il difficile rapporto con il mondo che si trova all’esterno della chiesa è raccontato anche in senso positivo: un’altra scultura del portale è una donna, identificabile come la madre di Gesù e quindi con la Chiesa, che allatta due uomini adulti con barba e sguardo smarrito. ll senso è che all’esterno di quell’edificio anche i migliori possono andare persi. E infine, ma potrei andare avanti a lungo, il marmo dei portali vicino all’entrata è impreziosito dai cosiddetti “nodi dell’Apocalisse”, complicatissimi a riprodursi, che raccontano della necessità del cristiano di prepararsi alla fine di questo mondo, di questa materialità. In sintesi, osservare dall’esterno il Duomo di Genova, significa entrare in un mondo di simboli che raccontano della paura che il buon cristiano deve avere del mondo che lo circonda – fuori dalla chiesa. Un terreno ideale per lo sviluppo dell’antisemitismo.
Daniele Liberanome, critico d’arte
(5 agosto 2013)