La crisi siriana
Alcuni mesi fa mi invitarono a discutere in un dibattito sulla crisi siriana con padre Paolo Dall’Oglio. Rimasi sorpreso dell’invito perché non sono un analista geopolitico, e conosco la Siria principalmente grazie a un viaggio (meraviglioso) che vi feci nel 2009 e che, alla luce della tragedia in corso, risultó particolarmente tempestivo.
Ma fui colpito anche che mi fosse chiesto di confrontarmi con Dall’Oglio, un missionario impegnato da oltre trenta anni sul campo, conoscitore profondo della società siriana oltre che della locale comunità cristiana. Questa mattina il Ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha dichiarato che il sacerdote é stato rapito da uno dei gruppi islamici di “ribelli”. Augurandoci che le trattative diplomatiche conducano a qualche sviluppo positivo, voglio segnalare l’anomalia apparente che già conosciamo: in quell’occasione ci mettemmo a litigare, con Dall’Oglio, perché la sua descrizione della galassia dei ribelli siriani era secondo me troppo indulgente, poco incline alla critica del fondamentalismo e morbida nei confronti dei ribelli islamisti. Per una non rara coincidenza sono proprio quei gruppi che lui aveva difeso ad averlo rapito e ora a metterne in pericolo la vita stessa.
Non é solo una questione di Medioriente, tra contraddizioni e sfumature. È una questione che, prima o poi, riguarda chiunque imbracci le armi per affermare le proprie idee. Pensate, in Italia, alle Br. Colpivano i mediatori, non gli avversari. Chi cercava il compromesso, un punto d’incontro, una soluzione. Colpirono Moro, non Andreotti. Il mediatore, non l’antagonista.
L’essenza stessa della politica é la ricerca del compromesso, e chi lo persegue é esposto ad attacchi su entrambi i fronti. Auguri di cuore, padre Dall’Oglio.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
Twitter: @tobiazevi
(6 agosto 2013)