Il ritorno in Portogallo
1497: Manuele I di Portogallo sposa Isabella di Trastamara. Piccolo problema? “Caro, se mi vuoi prendere in moglie devi cacciare gli ebrei, lo hanno detto mamma e papà”, “Devo proprio? Sono piuttosto bravi negli affari…”, “Si!”, “E va bene…”. Ecco, più o meno questa potrebbe essere stata la conversazione colorita tra le due teste coronate. Per dovere di cronaca, Isabella morì solo l’anno dopo e re Manuele decise di non espellere ma obbligare gli ebrei alla conversione anche perché la middle class portoghese dipendeva soprattutto da loro. A questo, seguì l’immagine alla quale tutti siamo abituati: errabondi per i quattro angoli della Terra, conversos che nel buio delle loro piccole case continuavano ad aver fede sotto la nube nera della temibile Inquisizione. Più di cinquecento anni dopo arriva proprio dal Portogallo una scelta rivoluzionaria: applicare la legge del ritorno. Per volere del politico José Ribeiro e Castro, questo sarà il secondo paese dopo Israele (legge promulgata nel 1950) ad accogliere gli ebrei o chi ha antenati di origini ebraiche sefardite, a farli ritornare a casa. La scelta è nata sul social network Facebook, nel puro stile di questo decennio. Ribeiro e Castro ha infatti conosciuto online la realtà delle migliaia di persone discendenti dei portoghesi costretti all’esilio. Cosa c’è dietro questa legge che è stata approvata all’unanimità lo scorso aprile? E soprattutto sono già state scelte le modalità? In Spagna accadrà la stessa cosa? Queste le domande che rimbalzano da un giornale all’altro: da El Pais ad Haaretz. Una prima osservazione da mettere in luce è lo straordinario successo degli operatori turistici che organizzano itinerari interamente riservati alla scoperta del Portogallo ebraico. Vere e proprie tabelle di marcia a spasso tra Lisbona e Belmonte, ridente cittadina che ospita una ex comunità criptoebraica fin dal 1297, riportata alla luce da Samuel Schwartz nel XX secolo. Il paese inoltre continua a investire sempre più risorse per i siti dedicati alla religione maggiormente perseguitata della storia, ultimo in ordine di tempo il centro judio di Trancoso appena inaugurato. La missione di Ribeiro e Castro ha inizio tre anni fa, quando comincia a spingere i suoi amici ebrei di Facebook a tentare il tutto per tutto e chiedere la cittadinanza portoghese. A chi accusa il politico di una mossa di interesse risponde che il suo scopo è puramente sentimentale e dovuto a motivi storici. “Il governo darà la nazionalità agli ebrei sefarditi di discendenza portoghese che appartengono alla tradizione di una comunità di sefarditi di ascendenza portoghese basata su oggettivi prerequisti che dimostrino il legame con il Portogallo attraverso nomi, lingua e antenati”, l’articolo 7 parla chiaro. Così, mentre il paese si prepara all’applicazione della legge del ritorno, c’è chi si riscopre il proprio passato: l’anchorman e scrittore più famoso del Portogallo (autore del best seller Codex 632) Jose Rodrigues Dos Santos, con l’aiuto della studiosa di storia dei marrani Fernanda Guimarães, è andato a caccia del proprio passato trovando una nuova parente: Isabel Luis, trucidata orribilmente nel 1696 con l’accusa di ebraismo, eresia e apostasia. La previsione legislativa sembra aver raccolto molti consensi e grande entusiasmo ma Nuno Wahnon, direttore degli Affari Europei del B’nai Brith di origine portoghese interpellato da Pagine Ebraiche, parla chiaro: “Bisogna aspettare la regolamentazione per misurare il successo di questa legge, che è una grande legge ma deve andare oltre le parole”.
Rachel Silvera, Pagine ebraiche, agosto 2013
(7 agosto 2013)