Melamed – Educazione e eccellenza, un diritto di tutti
Come racccontato sul numero di Pagine Ebraiche in distribuzione in questi giorni i liceali israeliani hanno vinto diverse medaglie, tra cui un oro, piazzandosi all’ottavo posto (su ottanta squadre) alle International Olympiad in Informatics. Sono cinque le Olimpiadi degli studenti di liceo (o high school) organizzate dall’Unesco per mettere in luce i risultati dei giovani: matematica, chimica, biologia, fisica e, appunto, informatica. E anche in alcuni degli altri “sport” in cui hanno gareggiato nelle scorse settimane i risultati degli studenti israeliani sono stati di assoluta eccellenza. Alle Olimpiadi di Matematica il bottino è stato davvero notevole: un oro, tre argenti e due bronzi. Pur essendo centrati su discipline che normalmente esulano dai programmi scolastici, hanno portato la squadra al tredicesimo posto su 97 nazionali partecipanti, un netto miglioramento rispetto agli scorsi anni. Anche nelle Olimpiadi di Fisica le medaglie conquistate hanno portato a compire un salto in avanti nella classifica generale di una dozzina di posizioni rispetto alle scorse edizioni. Le altre due discipline hanno avuto invece meno successo: il team che ha partecipato alle Olimpiadi di Chimica non ha ottenuto medaglie, mentre per la Biologia non è stata neppure presentata una squadra.
L’entusiasmo del ministro dell’Educazione rav Shai Piron è stato palpabile. “Viviamo nel XXI secolo, un secolo in cui la conoscenza sta esplodendo, nella scienza, nella tecnologia e nell’informatica. Il cambiamento – ha affermato il primo ministro, Benjamin Netanyahu – è velocissimo e anche noi dobbiamo essere veloci. I vostri risultati sono cruciali per il futuro di Israele”.
Gli ottimi risultati, ottenuti da squadre composte da studenti provenienti da tutti gli angoli del paese, sia da scuole secolari che religiose, hanno però suscitato un (pur piccolo) strascico di polemiche. I tagli al sistema educativo potrebbero infatti ridurre le possibilità future dei team israeliani e anche la scelta di delegare la preparazione finale a istituzioni altre dal sistema scolastico non raccoglie certamente l’unanimità.
Un ragazzo della squadra che ha partecipato alle Olimpiadi di Matematica ha raccontato che nella sua scuola chiunque avrebbe potuto fare bene perché chi è riuscito a qualificarsi – comunque l’eccellenza – ha partecipato a due settimane di training intensivo al Weizman Institute. Ma è giusto che per arrivare ai successi ottenuti si sia dovuto contare su un istituto extrascolastico? La motivazione dei ragazzi a partecipare è fondamentale, certo, ma non dovrebbe essere possibile dare una preparazione di eccellenza senza ricorrere a risorse esterne?
Si tratta di un trend in grande ascesa in Israele dove alcune grandi compagnie dell’high-tech (Intel e Microsoft, per esempio) portano avanti programmi educativi per studenti che provengono da situazioni difficili o per residenti in aree periferiche dove non ci sono possibilità di studiare in centri di eccellenza. Si tratta ovviamente di una forma di assistenza molto gradita e indubitabilmente utile ma – ci si chiede – non dovrebbe essere compito del governo?
Perché ricorrere a collaborazioni esterne per compensare le carenze dovute ai tagli del budget trasforma l’idea stessa di educazione: non più un diritto per tutti ma un bene disponibile solo a chi se lo può permettere o a chi riesce a ottenere risorse indirette.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(7 agosto 2013)