Setirot – Muri

stefano-jesurumQuanti ragionamenti, sensazioni, realtà, sentimenti differenti può nascondere la parola muro, o se si vuole il concetto stesso di muro. A buttare il sasso è stato, giorni fa, David Bidussa recensendo sul Sole24Ore un libro di Claude Quétel (Muri. Un’altra storia fatta dagli uomini, traduzione dal francese di Margherita Botto, Bollati Boringhieri). La tesi di Quétel è, con Bidussa, che le divisioni/fratture/barriere adesso ci appaiono come naturali e ne vanno quindi indagati con pazienza non solo il funzionamento “ma anche l’origine, la diffusione, la crisi e talora il crollo”.
Su queste colonne, Anna Foa ha acchiappato il sasso, per concludere che “… tutela da o tutela contro, continuo a non essere convinta dei lati positivi dei muri”. È palese che entrambi gli storici “parlano d’altro”. E allora provo anch’io a buttar lì un sassolino. Non è forse ciò che noi mettiamo, vogliamo mettere, cerchiamo nelle parole che “fa” la verità? Le mura dei ghetti, la fence israeliana, la Muraglia cinese, Berlino… il Kotel, il Muro Occidentale, che per molti unisce gli uomini a Dio.

Stefano Jesurum, giornalista

(8 agosto 2013)