…Iraq
Non sono poche le notizie che si accavallano in questo scorcio agostano: dalle invocazioni alla guerra civile, nell’ordine di Grillo, Bondi (l’ex ministro) e del redivivo Bossi, alla ben più seria ripresa delle trattative di pace fra Israele e Palestina, alla reazione ungherese alla morte di Laszlo Csatary. Fra tutto ciò, passa sotto silenzio la situazione iraqena, verso cui dovremmo, piuttosto, sentire una responsabilità diretta. L’altro ieri una serie di attentati nei pressi di Bagdad ha ucciso 16 persone, che si sommano ai 68 di sabato, morti al termine del Ramadan. Nel solo mese di luglio, le vittime si contano in mille! Per capire l’indifferenza che aleggia attorno a questo Paese, basti pensare che lo stesso giorno dell’attentato di Boston in cui persero la vita due persone, a Bagdad ne vennero uccise 70, senza che nessuno si disperasse. Si può dire, a distanza di 10 anni dalla bushana “missione compiuta”, che quella era una guerra sbagliata, come sbagliatissima si è rivelata la strategia da guerra fredda su cui poggiava, senza essere tacciati di filo islamismo o di odio anti-occidentale? Si può discutere sull’obamiano “lead from behind”, ma almeno partiamo da questo punto fermo.
Davide Assael, ricercatore
(14 agosto 2013)