Nugae – La Foire aux Vanités
Lontano da casa, nei momenti più inaspettati capita di sentire la mancanza di alcuni vizietti abitudinari: i portapenne contenenti qualsiasi mezzo per scrivere in qualsiasi sfumatura di colore sulla scrivania, un bicchiere enorme con disegni floreali (l’acqua disseta di più da lì), e soprattutto l’appuntamento settimanale con Vanity Fair, fonte inesauribile di facezie e ispirazione direttamente nella casella delle lettere. Ma per fortuna esiste la globalizzazione: si girerà anche vestiti tutti uguali, ma almeno paese che vai, Vanity che trovi. E così si può scendere in edicola e comprare il numero di agosto del nuovissimo Vanity Fair France. Che sarà solo il secondo, ma già riserva sorprese assai piacevoli. Intanto, conquista subito con Audrey e il suo chignon perfetto in copertina, il cui figlio all’interno racconta degli anni passati proprio a Roma. Risvegliando ovviamente tutto il tipico compiacimento italiano, che si mischia, causando crescente appagante entusiasmo, con il mitico jewish pride che si gonfia pagina per pagina. Perché si incontra subito un ritratto adorante di Lena Dunham, l’eroina della serie tv ormai di culto Girls, con annessa fotografia scattata da Annie Leibovitz mentre posa su ponte indossando una camicetta lilla piena di ruches e una gonna in una fantasia psichedelica gialla e blu. Che innegabilmente fanno a pugni, ma sono le stesse che portava nel 2004 il giorno che si è diplomata alla scuola St. Anne di Brooklyn. E poi c’è la gigantesca intervista in esclusiva a John Galliano, ex direttore artistico di Christian Dior, la prima dalla sua disintossicazione ma sopratutto dopo lo scandalo del 2011, quando lo stilista era stato sollevato dall’incarico in seguito agli insulti razzisti e antisemiti da lui pronunciati: era sotto l’effetto di alcool e droghe, “ma io non potrei mai essere antisemita”, afferma mentre racconta la sua vita turbolenta. Intanto a distanza di qualche pagina si può leggere del tour francese di Asaf Avidan, che conferma il suo fascino da tenero artista ispiratissimo e tormentatissimo, ma a quanto pare è anche piuttosto dispettoso: qualche volta ai suoi concerti volontariamente esclude One Day, il suo maggior e ossessivamente canticchiato successo, dalla scaletta. E così l’attenta lettura di una rivista rigenera e riappacifica con la vita vera. Perché che siano in italiano o in francese, settimanali o mensili, l’importante è che ci siano sempre un po’ di vanità.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche twitter @MatalonF
(18 agosto 2013)