Ebrei italiani: chi siamo, dove andiamo
Se ne è parlato tanto, prima con incuriosita perplessità, poi raccontando come la ricerca stesse andando avanti senza rallentamenti, grazie al lavoro indefesso degli intervistatori, fino al crescere dell’aspettativa quando i primi dati sono iniziati a filtrare, per svelarsi in tutta la loro ricchezza quando il professor Campelli, quasi alla fine dell’elaborazione degli stessi, ha accettato di parlarne la prima volta, a Pagine Ebraiche, in aprile. Ora invece “Comunità va cercando, ch’è sì cara – Sociologia dell’Italia ebraica” è un libro, corposo (sono quasi trecento pagine), edito dalla FrancoAngeli, e riporta come sottotitolo Sociologia dell’Italia ebraica. L’obiettivo dichiarato è quello di tracciare un profilo della popolazione ebraica italiana, tanto dal punto di vista socio-demografico che in riferimento agli aspetti identitari e religiosi. L’ultima indagine socio demografica sull’ebraismo italiano effettuata con criteri scientifici, realizzata da Franco Sabatello e da Sergio Della pergola, risaliva alla metà degli anni ’60 ed è stata utilizzata per tanti anni come punto di partenza per studi e ricerche. Per vari decenni quindi i consiglieri e i dirigenti comunitari hanno preso decisioni, anche di grandissima rilevanza, senza avere a disposizione dati aggiornati. Per questo circa tre anni fa l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha deciso di investire su una nuova ricerca, percepita come non più rinviabile, che dedicasse anche specifica attenzione alle relazioni fra gli iscritti e le istituzioni comunitarie, che sono spesso percepite come un elemento di notevole criticità. “Le Comunità e il Rabbinato, le istituzioni ebraiche nel loro complesso sembrano non aver avuto la capacità di un rapido e tempestivo adattamento alle nuove esigenze imposte dai forti mutamenti intervenuti nella vita sociale, non solo degli ebrei, ma degli italiani in generale. Ma esiste anche un forte elemento positivo, il profondo desiderio di Comunità, sia dal punto di vista religioso sia da quello politico sia da quello delle attività”, scrive il presidente UCEI Renzo Gattegna nella prefazione. La prima presentazione della ricerca, che ha avuto luogo durante il Moked di primavera a Milano Marittima, si è svolta in appendice a una riunione del Consiglio UCEI, e oltre all’animata discussione seguita al discorso tenuto da Campelli sono state numerose le richieste di presentazione dei risultati in varie Comunità. La raccolta dei dati ha inoltre permesso di avere a disposizione una quantità di informazioni enorme (circa 1500 i rispondenti, un centinaio le domande, sia chiuse che aperte) che presentano un grande potenziale e potranno essere utilizzati per altre analisi future. A tal proposito Campelli non nasconde che una seconda sezione del progetto di indagine prevede la considerazione specifica di quella fascia di ebrei non più iscritti o mai iscritti alle Comunità “la cui esistenza arricchisce e complica il quadro complessivo”. Il lavoro quindi è appena cominciato. E secondo il sociologo “la sensazione è che ci sia una potenzialità straordinaria nell’ebraismo italiano, che deve essere valorizzata”.
Ada Treves, Pagine Ebraiche, agosto 2013
(21 agosto 2013)