Time out – La curva del buu
I tifosi della Lazio hanno diramato un comunicato in cui sostengono che i buu ai giocatori neri non sono razzismo. Che molte volte i giocatori di diverse etnie sono diventati idoli della curva e che gli ululati servono solo per irretire l’avversario. Peccato che abbiano dimenticato di spiegarci come mai il verso della scimmia sia rivolto solamente ai giocatori di colore, dimenticando, casualmente tutti i giocatori dalla pelle bianca da questa strana forma di provocazione. Casualità appunto che coincide con la decisione del giudice sportivo di squalificare la Curva Nord per una partita in seguito ai cori razzisti nei confronti dei giocatori della Juventus in Supercoppa. La verità però che a sorprendere, più che il comunicato dei tifosi della Lazio in cui annunciano che smetteranno con gli ululati per non essere più fraintesi, è il comportamento della società che ha presentato ricorso per la chiusura della curva. Il club di Formello sostiene infatti che chiudere il settore da cui provenivano i cori razzisti sia un provvedimento iniquo in quanto andrebbe a colpire chi ha sottoscritto un abbonamento, ma non era presente alla finale contro la Juventus in quanto la vendita era libera. Ragionamento logico e veritiero che però cozza e non poco con i valori di cui la società si fa portatrice. Perché un conto è contestare la norma che impone la responsabilità oggettiva delle società per i comportamenti dei propri tifosi e che rende le squadre di calcio sotto ricatto degli Ultras e un altro e difendere quella stessa curva da cui partono cori razzisti e striscioni antisemiti a prescindere dalla competizione a cui si partecipa. Per questo ciò che rimane da questa vicenda è la sensazione che i provvedimenti come la chiusura delle curve, per quanto iniqui e generalizzati siano giusti e da riproporre in futuro. O almeno fino a quando le società di calcio non crederanno che per avere la coscienza pulita bastino due magliette e uno spot promo con cui lavarsi la coscienza, fintanto che questa non si scontra con i propri interessi economici.
Daniel Funaro
(22 agosto 2013)