Luoghi e memoria
“Settant’anni fa mio padre è venuto qui come immigrato clandestino, ed è passato proprio da queste parti.” Mi accorgo che la mia frase suona più seria di come avrei voluto, che sembra pronunciata apposta per suscitare commozione o indignazione; e non aiuta specificare che mio padre all’epoca aveva sei anni, anzi, quando ci sono di mezzo i bambini le frasi patetiche suonano ancora più patetiche. In realtà il mio intento era tutt’altro: la coincidenza dei luoghi in situazioni così abissalmente diverse, se considerata con la leggerezza con cui si guardano le storie a lieto fine, appare curiosa, quasi piacevole, perché permette di misurare quanto il mondo (o, almeno, questa parte di mondo) sia cambiato in meglio da allora. Purtroppo ci sono tanti luoghi e persone per cui il mondo non è cambiato affatto, o è cambiato in peggio, e confini che nel corso del tempo sono diventati sempre più invalicabili. Quanti torneranno un giorno negli stessi luoghi, rievocheranno vicende proprie o dei propri genitori e nonni, saranno talmente sorpresi dal contesto del tutto mutato che non troveranno le parole giuste per parlarne e temeranno di essere stati troppo patetici? In fin dei conti il nostro imbarazzato stupore di oggi è un augurio per tutti: se è accaduto a noi, può (per fortuna) accadere ad altri.
Anna Segre, insegnante
(23 agosto 2013)